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“Voluptas”, lievità e dolcezza oltre le pretese dark: la recensione di Francesco Mandrino

da | Apr 17, 2017 | San Felice sul Panaro | 0 commenti

di Francesco Mandrino

Prosegue il progetto fotografico cui ci ha ormai abituato Gottfried Dunkel con il percorso espositivo che si è concluso il 2 aprile alla Galleria Ricommerciamo.
La lunga serie di fotografie quasi esclusivamente in bianco e nero si snoda sul filo di un racconto la cui sequenza può non servire alle immagini stesse, le quali accompagnano il visitatore con una valenza autonoma che non rivela scatti o cadute durante il percorso.
La scelta del piccolo formato, al di là di eventuali motivazioni ecologiche, risulta funzionale nella sua mancata invasività, quasi un messaggio confidenziale al fruitore, come sussurrato, che lo costringe ad avvicinarsi come per sentire meglio ciò che l’immagine sussurra ad esso. Ed in questa vicinanza si scoprono cose che forse sarebbero andate perdute se urlate in faccia al visitatore dall’invadenza del grande formato. Come sfogliando un vecchio album di famiglia, si è costretti a cercare certi sguardi, certe espressioni che diventano parte di un’intimità che si instaura fra il vedente ed il veduto, che non ha mai il sapore di un “deja vu”, in un gioco che pare fare il verso alla grande questione letteraria del significante ed il significato.
Le pretese dark paventate dall’autore non mi hanno colpito eccessivamente anzi, le immagini sono spesso scivolate sotto i miei occhi con una lievità non priva di una certa dolcezza. A proposito di ciò, la raccomandazione alla visione di un pubblico adulto, avanzata dall’autore, mi pare francamente eccessiva, ma forse fa parte dell’autocompiacimento dell’autore nel proporsi nell’ambito del passo biblico “Necesse est enim ut veniantscandala” tratta dal Vangelo di Matteo (18.7), “ma guai all’uomo per il quale gli scandali avvengono”. Tuttavia, al di fuori di un’eventuale lettura sciocca, non trovo nulla di così scandaloso in queste immagini, specie se inserite nel contesto iconografico presente.
E’ invece da sottolineare, a mio avviso, il fatto che questa operazione artistica avvenga ormai per consuetudine senza alcun appoggio da parte di circoli associazioni istituzioni o altri santi protettori, senza i quali sembra difficile operare, specialmente a San Felice. Certamente questo ha influito sul richiamo del pubblico ma come si dice “pochi ma buoni”.
Alla luce di ciò, mi sento di consigliare un maggior impegno dell’autore nella ricerca di altre piazze cui proporre il proprio lavoro.

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