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Novi al futuro: 10 domande a Enrico Diacci

da | Giu 9, 2017 | Novi | 0 commenti

Novi al futuro: 10 domande a Enrico Diacci sul suo progetto politico. L’11 giugno si decide infatti chi siederà sulla poltrona del sindaco di Novi. Per approfondire il confronto pre-elettorale, ai tre candidati sindaco sono state sottoposte cinque domande lunghe e cinque brevi su questioni rilevanti per Novi e il tessuto sociale e produttivo in cui è inserita. Alcuni temi sono stati ampiamente dibattuti in queste ultime settimane di campagna, su altri emergono le rilevanti differenze tra i profili personali, professionali e politici dei tre protagonisti, Enrico Diacci di Noi lista civica, Mario Enrico Rossi Barattini per la lista RinNovi Lega Nord Centrodestra per Novi Rovereto Sant’Antonio e Giulia Olivetti di Insieme al centro sinistra. Chi avrà parlato meglio, lo si deciderà in cabina elettorale.

Apriamo l’intervista con la ricostruzione e modernizzazione del centro: come (ri)organizzerete, se necessario, l’iter di presentazione delle pratiche? Cosa fare per ridare vita al centro storico dove ancora non ci sono cantieri?

Siamo stati accusati, con i dati sulla sostenibilità della ricostruzione (110 mesi di lavoro, se andiamo avanti così), di aver demonizzato il tema e spaventato i cittadini, ma non ho visto risposte concrete dagli altri. Rifare le case nuove è un conto, rifare la comunità è un’altra cosa: bisogna riorganizzare l’ufficio semplificando le procedure e alleggerendo le pratiche. Ridurre le tempistiche della Ricostruzione privata sarà la principale priorità. I progettisti presentano calcoli e progetti sotto la loro responsabilità, all’amministrazione sta controllare a campione. Faremo ogni sforzo possibile per monitorare, nei centri storici, i progetti in corso e sollecitare quelli non ancora avviati. Poi bisogna lavorare meglio con gli altri, con l’istituto sostentamento clero per il cinema teatro a Rovereto, con i privati che si affacciano sulla piazza di Novi, ascoltando le istanze dei privati e coordinando il percorso. Anche a Sant’Antonio è in cantiere un centro della Diocesi di Carpi: se c’è la possibilità di rivitalizzare, avere gente, far nascere servizi accessori il comune deve agevolare i percorsi. Serve una risposta certa, veloce, trasparente perché chi lavora abbia voglia di venire sul territorio.

Cispadana e vie di comunicazione: come conciliare le esigenze di rispetto dell’ambiente e controllo/riduzione dell’inquinamento con la necessaria modernizzazione delle vie di accesso e di comunicazione? Quali soluzioni e proposte?

Abbiamo una posizione precisa su questo: noi ci opponiamo all’idea di un’autostrada. Ci sono ancora dei passaggi prima del via libera definitivo, noi riteniamo che sia un progetto vecchio e un sistema antiquato, che non ha senso di esistere dal punto di vista sia economico che ambientale. Serve invece una strada a scorrimento veloce che ci aiuti a collegare Novi al territorio. In questo senso l’aggiunta dell’intersezione di via Bosco, che esiste già ed è solo da allargare con l’ultimo tratto che il Comune di Novi dovrebbe aggiungere, potrebbe diventare una piccola tangenziale. È in zona protetta e va trovata una soluzione tutelante, ma è un’area piccola rispetto ai benefici che porta in termini di spostamento del traffico pensante e di collegamento diretto con l’autostrada. Un progetto realistico a differenza della Cispadana che è ancora lontana.

I wordcloud, realizzati a partire dai programmi depositati dalle tre liste, rispecchiano nella loro densità la diversa lunghezza dei rispettivi testi.

Promozione del territorio: è necessaria una riorganizzazione della pro-loco cittadina? Quali le vostre proposte per rilanciare il commercio e la vita a Novi, e di cosa hanno bisogno invece Rovereto e Sant’Antonio?

Quel che diciamo è il frutto degli incontri con tutte le associazioni presenti sui nostri centri. La maggioranza ci ha detto che la pro-loco così organizzata non esprime le potenzialità di tutti questi soggetti. Dovrebbe essere un volano per il lancio di iniziative di ampio respiro, ben strutturate, ma in maniera autonoma dalla pubblica amministrazione, la cui presenza per statuto nel consiglio della pro-loco viene sentita come un laccio. Non siamo contro quel che è stato fatto, ma si poteva fare di più rendendola espressione libera dell’associazionismo locale, mentre ci sono alcune associazioni che non sono entrate proprio per problemi con l’amministrazione pubblica. Vogliamo istituire poi delle consulte di frazione che dialoghino con il consiglio comunale, mentre assessori e consiglieri dovranno essere figure di supporto e partecipazione attiva per le proprie comunità. Poi vedere gli strumenti di bilancio e programmazione economica in un’ottica di partecipazione e democrazia diretta, sostenere processi di organizzazione diretta della cittadinanza, quali l’Osservatorio Locale del Paesaggio, per accedere a bandi e finanziamenti.

C’è chi dice che nell’Unione Terre d’Argine Novi non conta nulla: è così? In che modo e su quali temi secondo lei si può acquisire un peso nelle decisioni?

Bisogna uscire dall’approccio basato sulla semplice ripartizione dei costi sul numero di abitanti entrando in una logica di sussidiarietà ed efficienza complessiva, recuperare le debolezze dei singoli territori che dovranno rafforzarsi e contribuire ad un maggiore benessere sociale. Il Comune unico, nella salvaguardia delle singole municipalità, potrebbe essere lo strumento politico attraverso cui rilanciare i diversi territori e garantire contemporaneamente una corretta gestione delle specifiche criticità e delle risorse esistenti nel territorio di Terre d’Argine. L’unione diventa, da fornitore di servizi, soggetto che promuove sui quattro comuni, in una logica di accesso a fondi regionali ed europei. Novi non è inferiore, ma finché l’idea è che “non possiamo lamentarci per non indispettire qualcuno” si farà poco. Noi siamo un libero pensiero, non abbiamo vincoli di partito e dunque non abbiamo paura di dare fastidio.

Parliamo di imposte comunali: quali riduzioni o variazioni apporterete per ridurre il peso su cittadini, commercianti e imprese?

Innanzi tutto la Tari: bisogna capire insieme alle associazioni di categoria se c’è un modo per ripartire più equamente i costi della differenziata. Che è un obiettivo fuori discussione ma con la tariffazione imposta dall’alto ci si aspettavano riduzioni e invece sono arrivati aumenti. Servono poi agevolazioni per le imprese e i negozi che vogliono aprire sul territorio, sia dal punto di vista amministrativo – con uffici comunali che accolgono le richieste ed esigenze e non fanno da barriera alla loro realizzazione – che dal punto di vista della promozione di negozi sfitti e capannoni, incentivando l’incontro tra domanda e offerta. Servono tempi veloci e certi per chi vuole aprire. La burocrazia è un costo non solo per le imprese, ma anche per il Comune, che deve gestirla in termini sia economici, sia di tempo dedicato. In questo tempo di crisi occorre verificare le possibilità di semplificazione ed accelerazione amministrativa per le procedure che regolano le attività produttive industriali, artigianali e commerciali. Infine, mantenere e ampliare le convenzioni con le associazioni, trovando nuove e più adeguate sedi, rivedere al ribasso le tariffe per l’utilizzo delle sale e spazi pubblici, per incentivare l’uso.

Veniamo ora ai cinque flash. Di che cosa c’è bisogno, e come vi impegnerete voi, sul territorio, rispetto a…

Ragazzi e giovani: Protagonisti delle scelte, che saranno condivise direttamente con loro; un centro giovani a Rovereto e spazi a Sant’Antonio; servizi più ampi e orari adatti per biblioteca e centro giovani di Novi; promozione di esperienze di alternanza scuola-lavoro.

Sanità: Mettere al centro la persona e le sue esigenze; coordinare meglio ciò che c’è sul territorio, come Ausl e Case della Salute e associazioni di volontariato, realizzando un sistema più integrato che dia migliori risultati valorizzando le risorse che ci sono.

Integrazione: Parte dalla scuola, per trainare con il suo approccio l’intero territorio. Il consiglio comunale dei ragazzi può diventare uno spazio di confronto e apertura reciproca.

Fasce fragili della popolazione: Puntiamo sulla collaborazione con i soggetti già molto presenti e competenti: parrocchie, associazioni, assecondando il lavoro che svolgono, ascoltando le loro esigenze.

Sostegno alle famiglie con figli: Verificare che le rette di nidi e scuole d’infanzia comunali siano proporzionate al tempo di crisi che le famiglie stanno vivendo, rivedendo al ribasso e andando incontro alle esigenze reali dei nuclei famigliari.

Ecco la Novi immaginata da Enrico Diacci.

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