Si prospettano ancora sacrifici per gli studenti di Finale Emilia che ormai da più di cinque anni aspettano la loro nuova scuola. La Frassoni, infatti, ancora non può essere aperta: manca il collaudo che decreterà se gli studenti ci possono entrare oppure no, dopo che è stato scoperto l’uso di cemento depotenziato per costruirla. Una beffa, scoperta solo dopo l’inaugurazione, per tutta Finale e i tanti che avevano fatto donazioni per garantire ai bambini terremotati una scuola sicura.
Dal giorno della notizia shock, a parte il vento che ha divelto le coperture del tetto della scuola, nulla è cambiato e la struttura non ha mai aperto. Quanto meno, però, adesso i genitori possono venire a conoscenza delle informazioni di prima mano su
quel che si muove tra il Tribunale, la Regione e il Comune. E’ infatti partito martedì sera il primo degli incontri del Consiglio d’istituto e del comitato genitori con politici e tecnici di Comune e Regione.
Si è fatto il punto sulla situazione, dal quale emerge un’unica certezza: studenti, insegnanti e personale dell’Istituto Castelfranchi, le cui classi delle medie dovrebbero passare alla Frassoni, hanno davanti ancora tanti mesi di sacrifici. I bimbi delle elementari e i ragazzi delle medie, invece, stanno stretti come sardine in aule troppe piccole, con tutti i disagi che questo comporta. Già quest’anno, coi nuovi ingressi per le elementari, ci sarebbe stato bisogno nuove aule. Ci si è arrangiati, ma la situazione temporanea si sta prolungando davvero tanto. I genitori sono preoccupati e reclamano quanto meno un paio di prefabbricati. Anche perchè, se mai l’anno prossimo aprissero le Frassoni, comunque alle Castelfranchi si dovrebbero fare dei lavori per risistemarle dopo gli anni di uso intensivo, e quindi, in mancanza di spazi per i bimbi delle elementari,i disagi continuerebbero.
All’incontro di martedì sera erano presenti il sindaco Sandro Palazzi, l’assessora Fernanda Paganelli, i tecnici comunali, l’assessora regionale Palma Costi, il direttore generale della Struttura commissariale Enrico Cocchi, l’ingegnera Manuela Manenti, e la preside Annalisa Maini. E’ stato spiegato come la scuola, dal punto di vista legale, sia ancora in mano all’impresa costruttrice A&C, la ditta di Mirandola sotto inchiesta proprio per aver usato il cemento depotenziato nella scuola, e che la proprietà passerà al Comune dopo il collaudo che dovrebbe fare la Regione. Tutto è fermo in attesa che a febbraio venga depositata la perizia che apre le porte al collaudo che decreti se la scuola è sicura oppure no, nonostante sia stato accertato ormai l’uso di un cemento diverso da quello previsto dal bando pubblico. Salvo nuove brutte sorprese, su questo c’è ottimismo: la scuola nonostante tutto sarebbe solida e antisismica. Per aprire probabilmente saranno necessari lavori di consolidamento e, di sicuro, di completamento come l’impianto refrigereante e le sonde geotermiche per l’impianto di riscaldamento. Sugli appalti la Regione si dice pronta a intervenire. Sul “chi paga”, si vedrà in Tribunale.
Se invece si capirà che le Frassoni non sono sicure, la scuola non aprirà. Prossimo appuntamento coi genitori, fra tre mesi quando si verrà a conoscenza della decisione del guidice che sta aspettando la relazione tecnica conclusiva delle imprese sotto inchiesta e del Comune.
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