Una lettera per sostenere il “no” che il Comune di Finale Emilia ha espresso nella Conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto di ampliamento della discarica in località Canaletto. Lo hanno fatto i consiglieri regionali Giulia Gibertoni (M5S) e Alan Fabbri (Lega) rivolgendosi ai ministri dell’Ambiente Sergio Costa e della Salute Giulia Grillo.
Nella missiva i consiglieri ripercorrono il progetto e le ragioni che hanno portato l’Amministrazione a dichiararsi contraria. Infine, chiedono ai dicasteri di farsi interpreti presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri della volontà del Comune. Questo il testo della lettera:
Egregi Ministri,
nella Conferenza di servizi, inerente l’approvazione del progetto di ampliamento della discarica, ubicata in località Canaletto via Rovere n. 18/A del Comune di Finale Emilia, facendosi portavoce della volontà della comunità locale, l’amministrazione comunale di Finale Emilia ha espresso il proprio dissenso motivato in merito al progetto che consiste nella realizzazione di un’operazione di landfill mining della discarica, già esistente ed attualmente in fase di gestione post operativa, e l’ampliamento della discarica, appunto già in passato in coltivazione, per ottenere una volumetria aggiuntiva di 1.860.000 metri cubi, in cui smaltire, complessivamente, circa 1.488.000 ulteriori tonnellate di rifiuti.
Molteplici e pienamente condivisibili sono le ragioni sottese a tale scelta dell’amministrazione comunale, dalla criticità idraulica, come emerge dall’esame della Tavola 2.3.1 della Variante Generale del PTCP, infatti il sito della discarica di Finale Emilia ricade in un territorio classificato “A3 – Aree depresse ad elevata criticità idraulica aree a rapido scorrimento ad elevata criticità idraulica (Art.11)”, per la presenza di un nodo di criticità idraulica sul canale Dogaro Uguzzone Superiore (alla confluenza con lo Scolo Raimondo) che delimita l’area della discarica a est, mentre a nord si trova la fossa Vigarana e il Canale Diversivo di Burana, al rischio sismico, come già ampiamente dimostrato dagli intensi eventi sismici del maggio 2012, dall’aumento dell’inquinamento dell’aria, in una zona già problematica a questo riguardo sia per le caratteristiche naturali sia per ragioni antropiche, dovuto all’incremento notevole di traffico di mezzi pesanti (dell’ordine di 40-45 automezzi pesanti al giorno, per arrivare ad oltre il doppio negli anni di maggiore attività della discarica), ai profili di pericolosità anche dal punto di vista dell’inquinamento delle acque (acque meteoriche di dilavamento superficiale, acque superficiali, acque di falda e loro interferenze con il percolato e la sua rete di raccolta e gestione), tanto è vero che esiste già una rete di piezometri, più volte rimodulata ed ampliata negli anni scorsi, e con il superamento dei livelli di guardia dei parametri marker (quali solfati, nitriti, nichel, arsenico e cromo).
Se si esamina accuratamente il progetto (si parla di 25 mila tonnellate annue di rifiuti urbani e fino a 125 mila tonnellate annue di rifiuti speciali) è evidente, il collegamento e la finalizzazione della discarica di Finale Emilia e del suo eventuale allargamento, non tanto agli interessi ed alle esigenze dei cittadini e delle aziende del territorio finalese, ma a quanto potrebbe sembrare piuttosto agli interessi della multiutility Hera (anche in termini di remunerazione degli investitori), interessi collegati al mercato dello smaltimento dei rifiuti speciali e agli interessi degli amministratori locali del passato, forse non in grado di governare correttamente il bilancio comunale e quindi bisognosi degli eventuali proventi compensativi provenienti da Feronia s.r.l., cioè dalla società che gestisce la discarica e che è partecipata al 70% da Herambiente S.p.A. (società del Gruppo Hera)).
Non sembra corretto voler far passare questo progetto come un vincolo già stabilito dalla pianificazione regionale in materia di rifiuti.
Infatti, il rispetto sostanziale del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) vigente è, invece, traducibile nella riduzione prioritaria della produzione dei rifiuti e nella massimizzazione delle operazioni di recupero di quelli prodotti, per rendere superfluo o quanto meno minimo il ricorso allo smaltimento a partire dal conferimento in discarica, infatti, all’interno del PRGR, tra gli Obiettivi ed Azioni di Piano, si prevede che “l’attuazione delle politiche di riduzione della produzione e di incremento quali-quantitativo della raccolta differenziata determineranno una progressiva riduzione del fabbisogno di impianti di trattamento e smaltimento quali: trattamento meccanico–biologico; di termovalorizzazione e nelle discariche”, di conseguenza “non è pertanto necessario realizzare nuovi impianti di smaltimento, bensì prevedere il miglioramento dei livelli prestazionali di alcuni degli impianti già esistenti (con eventuali adeguamenti dovuti alle modifiche normative introdotte) e la progressiva dismissione di altri”.
Alle considerazioni precedenti va aggiunta, infine, quella più importante, cioè la necessità di rispettare un principio di equità nel trattamento delle comunità locali. Il territorio di Finale Emilia rischia di diventare una sorta di “polo pattumiera” all’interno del territorio regionale, sia per la presenza della preesistente discarica, già in fase post operativa, sia per la concentrazione di impianti legati al ciclo dei rifiuti o comunque decisamente impattanti sia sulla salute pubblica che sull’ambiente.
E’ di queste ragioni, dei cittadini di Finale Emilia, che vi chiediamo di farvi latori presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito del procedimento di cui all’articolo 14 quater, comma 3, della legge n. 241 del 1990 per il dissenso espresso nella conferenza di servizi inerente l’approvazione del progetto di ampliamento della discarica ubicata nel Comune di Finale Emilia (MO).
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