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Processo crollo alla Meta, assolto l’ex sindaco di San Felice

da | Lug 8, 2019 | In Primo Piano, San Felice sul Panaro | 0 commenti

SAN FELICE SUL PANARO – Il processo per il crollo del capannone Meta a San Felice, il 29 maggio 2012, in occasione della seconda scossa del terremoto, si chiude con l’assoluzione dell’ex sindaco Alberto Silvestri e altri imputati, tra cui anche il titolare dell’azienda Paolo Preti. Condanna a un anno, invece, per il geometra Claudio Terrieri.

Il primo cittadino uscente era accusato, assieme a Daniele Castellazzi, tecnico del Comune di San Felice, con il geometra dell’azienda Claudio Terrieri di omicidio colposo plurimo e falso in atto pubblico per i morti sotto le macerie del crollo dei capannoni Meta: l’ingegnere Gianni Bignardi, di 55 anni, e gli operai Mohamad Azarg, 46 anni, e Kumar Pawan di 31.

Dopo le prime scosse del maggio 2012 alla Meta vennero fatti lavori abusivi per far apparire che la struttura fosse a posto? Secondo la Procura sì, per questo il pubblico ministero Luca Guerzoni aveva chiesto due anni e sei mesi a testa  per il sindaco di San Felice, Alberto Silvestri, e per il capo dell’Ufficio tecnico del Comune, Daniele Castellazzi, accusati di aver realizzato  – inutilmente – una falsa ordinanza comunale per pararsi le spalle in caso di inchieste giudiziarie. Ma la sentenza del giudice ribalta l’impianto accusatorio: assoluzione.

Assolto anche il titolare dell’azienda Paolo Preti, per il quale l’accusa aveva chiesto due anni e 6 mesi di reclusione.

Il pubblico ministero Luca Guerzoni aveva chiesto tre anni di reclusione per il geometra Claudio Terrieri, colui che rilasciò il certificato di agibilità del capannone dopo le scosse del 20 maggio, che è stato assolto per la morte dell’ingegnere mirandolese Gianni Bignardi, ma condannato a un anno pena sospesa per il decesso dei due operai.

La vicenda, ricordano dal Partito Democratico ha pesato, non poco, nel dibattito politico di questi anni.Commenta il coordinatore del Pd dell’Area Nord Simone Silvestri: “La verità giudiziaria è che il sindaco Alberto Silvestri e i suoi collaboratori, anche nei giorni concitati delle scosse, agirono con correttezza per il bene della propria comunità. Questo dice la sentenza odierna e fa piazza pulita di polemiche, accuse e attacchi, spesso anche personali, che si sono susseguiti in questi anni difficili dell’uscita dall’emergenza e della ricostruzione post-sisma. Con il massimo rispetto per le famiglie delle vittime del crollo che, giustamente, chiedono giustizia per i loro cari, questa vicenda ritengo si presti ad alcune considerazioni più generali, oltre all’ovvio sollievo per gli imputati che hanno vissuto questi anni con il peso di un’accusa infamante che gettava un’ombra sul loro operato e sulla loro professionalità. L’auspicio è cha questa vicenda, dolorosa per tutti coloro che l’hanno vissuta e subita, possa rappresentare l’occasione per riflettere su quante volte la discussione pubblica sulle nostre città, sui nostri paesi, anche durante la recente campagna elettorale, sia stata inquinata da interessi di parte, quante volte “i pozzi siano stati avvelenati”. Se e quando ciò è stato fatto, bisognerebbe chiedersi da chi, con che finalità, con che responsabilità, con che modalità, con che strategia. I pozzi avvelenati portano vantaggio solo a chi li avvelena. Ristabilire un sano terreno di discussione, nel rispetto di posizioni anche lontane, è nell’interesse di tutto il nostro territorio e del suo futuro”.

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