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Maxi inchiesta sulla ‘ndrangheta, arrestato imprenditore di Mirandola

da | Dic 19, 2019 | In Primo Piano, Mirandola | 0 commenti

MIRANDOLA – C’è anche un imprenditore che vive e lavora a Mirandola, Filippo Polistena, tra gli arrestati  della maxi operazione “Rinascita-Scott” condotta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro. In tutta Italia politici, avvocati, commercialisti, funzionari infedeli dello Stato e massoni figurano tra i 334 arrestati; tra loro anche l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, accusato di associazione mafiosa.  Ma sono complessivamente 416 gli indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e altri reati aggravati dalle modalità mafiose.  Cinque le persone arrestate in Emilia Romagna.

Polistena, che a Mirandola gestisce una impresa impresa funebre che prima in Italia si occupa di crioconservazione dei corpi, è originario di Vibo Valentia. E’ accusato di truffa alla pubblica amministrazione. E’ estraneo invece all’accusa di associazione mafiosa che riguarda gli altri indagati.

LA MAXI INCHIESTA CHE DISARTICOLA LA ‘NDRANGHETA

In tutta Italia politici, avvocati, commercialisti, funzionari infedeli dello Stato e massoni figurano tra i 334 arrestati, ricostruisce l’Ansa, Tra gli arrestati c’è anche il sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo, del Pd, l’ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino (ai domiciliari) e il segretario del Psi calabrese Luigi Incarnato (domiciliari). Il gip ha imposto il divieto di dimora in Calabria per l’ex parlamentare ed ex assessore regionale del Pd Nicola Adamo, indagato per traffico di influenze. Tra gli arrestati c’è anche l’ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli, adesso comandante provinciale a Teramo, trasferito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.

L’operazione ha disarticolato tutte le organizzazioni di ‘ndrangheta operanti nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi. Complessivamente sono 416 gli indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e altri reati aggravati dalle modalità mafiose.

I carabinieri stanno notificando anche un provvedimento di sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro. L’imponente operazione, frutto di indagini durate anni, oltre alla Calabria interessa varie regioni d’Italia dove la ‘ndrangheta vibonese si è ramificata: Lombardi, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata. Alcuni indagati sono stati localizzati e arrestati in Germania, Svizzera e Bulgaria.

“E’ la più grande operazione dopo il maxiprocesso di Palermo”, ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. “Abbiamo disarticolato completamente le cosche della provincia di Vibo – ha aggiunto – ma ha interessato tutte le regioni d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Nell’ordinanza ci sono 250 pagine di capi di imputazione. E’ stato un grande lavoro di squadra fatto dai carabinieri del Ros centrale, di quello di Catanzaro, e del Comando provinciale di Vibo Valentia. Alla fase esecutiva dell’operazione hanno preso parte circa 3.000 militari con tutte le specialità, dal Gis al Tuscania ai Cacciatori, tutte le sezioni Ros d’Italia e tutti i carabinieri della Calabria”.

Solo pochi giorni fa, il neoprocuratore di Vibo che si è insediato ieri Camillo Falvo, salutando i colleghi della Procura di Catanzaro – dove per la Dda seguiva l’area di Vibo – aveva detto “ora o mai più”. “Se era un riferimento a oggi? Anche”, ha detto Gratteri precisando poi che il blitz è scattato con 24 ore di anticipo dopo aver compreso che “i boss sapevano che l’avevamo programmato”. Tra gli arrestati figura anche un cancelliere del Tribunale di Vibo.

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese si è complimentata con i carabinieri e la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro per l’operazione parlando di “colpo durissimo” inferto alla ‘ndrangheta e alle sue ramificazioni.

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