E’ attraverso un comunicato affidato alla pagina Facebook ufficiale di Bio Bimat – Biometano a Concordia che rende nota la propria posizione riguardo l’impianto per la produzione di biometano a Concordia e i rapporti con le istituzioni e le amministrazioni locali: si parla di “un’aperta ostilità al progetto, per interessi di piccolo cabotaggio elettorale”, quando invece risulterebbe – a sentire l’azienda – che prima delle elezioni il PD fosse d’accordo quando è stato messa in opera realizzazione dell’impianto. Lo stesso PD che dichiarava a dicembre scorso di aver espresso in sede di Conferenza “parere negativo in materia ambientale, sanitaria e paesaggistica, come pure in merito alla proposta di variante urbanistica presentata dalla proponente Bio Bimat”
Scrivono dalla azienda
I soci di Bio Bimat stanno valutando, con i propri legali, la possibilità di presentare un esposto in Procura per tutelare i propri diritti lesi e gli investimenti fatti, che rischiano di venire compromessi da una gestione della procedura autorizzativa inquinata da forzature politiche. Le azioni che saranno intraprese intendono mettere tutti davanti alle proprie responsabilità. Le pressioni di aperta ostilità al progetto, per interessi di piccolo cabotaggio elettorale, non possono che soccombere davanti al rispetto di regole, procedure e valutazioni di merito di economia circolare finalizzato a produrre energia pulita (il biometano) senza emissioni di CO2.Il percorso che ha portato alla presentazione del progetto per la realizzazione di un impianto per la produzione di biometano a Concordia può essere ripercorso alla luce dei tre incontri avuti a suo tempo con il sindaco, di quello con la vecchia giunta comunale ed il parere urbanistico preliminare rilasciato dal Comune di Concordia. Da questo percorso e dal parere preliminare, è emerso un iter lineare e trasparente che deponeva, senz’altro, per la realizzabilità dell’impianto di produzione di biometano, determinando l’impresa investitrice ad acquistare un’area sul presupposto, certificato, dell’insussistenza di vincoli e la piena compatibilità urbanistica dell’intervento. L’acquisizione dell’area è stata decisa proprio sulla base dalle certezze indotte dal confronto con gli amministratori comunali e dalla certificazione rilasciata dal Comune. A fronte di tali circostanze, i soci di Bio Bimat hanno trovato sorprendente che sia stato poi lo stesso Comune di Concordia ad ingaggiare una vera e propria battaglia per dimostrare l’esistenza di vincoli sull’area in questione, facendo passare per bosco una recente ricrescita di vegetazione caratterizzata da essenze di scarsa qualità ed in pessimo stato sanitario, obiettivamente priva del minimo pregio paesaggistico. Parliamo, per intenderci, della stessa area verde che, nei mesi scorsi, ha visto tagliate, secondo noi legittimamente, oltre 3.600 metri quadri di presunto bosco, per il quale, se fosse vero il suo grande e inestimabile valore, stiamo attendendo le eventuali conseguenze legali.Le battaglia ingaggiata dal Comune potrà condurre tutt’al più, laddove l’istanza autorizzativa venga respinta, ad una vittoria di Pirro per gli effetti negativi che il diniego avrà anche per l’amministrazione comunale, per gli obiettivi pianificatori che questa si è prefissata e per gli altri proprietari del compendio in cui è ricompresa l’area acquistata da Bio Bimat.Tale compendio coincide con un comparto lottizzatorio, già previsto dalla strumentazione urbanistica previgente, ma solo parzialmente attuato. L’attuale strumento urbanistico generale ha quindi confermato ed espresso il completamento del comparto, le cui urbanizzazioni non risultano ultimate, mentre quelle già realizzate non sono cedute. Proprio nel perseguimento di siffatta esigenza, il Comune aveva favorito la vendita dell’area poi acquistata da Bio Bimat.La realizzazione dell’impianto avrebbe consentito il completamento urbanistico del comparto, con spese a carico dei proponenti e con un problema in meno per il Comune di Concordia, a cui finalmente sarebbero state cedute le infrastrutture realizzate con fondi privati. Ad oggi, tutti i sevizi del comparto non sono ancora stati ceduti e ricadono su aree di proprietà di Bio Bimat, che, senza con ciò voler mettere a rischio le attività già insediate nel comparto, ha comunque il diritto o di sgravare la propria area da infrastrutture che la occupano abusivamente o di pretendere un adeguato ristoro per il loro mantenimento.Proprio per gestire tale esigenza di completamento del comparto, durante lo sviluppo del progetto di insediamento dell’impianto di Bio Bimat, si sono svolti, su richiesta del Comune, che ne ha anche curato l’organizzazione, incontri con i funzionari di Regione Emilia-Romagna per condividere le modalità del percorso autorizzativo dell’impianto e le modalità di completamento infrastrutturale del comparto. A tali incontri ha partecipato Bio Bimat, che poi si è sempre attenuta alle indicazioni emerse, prima fra tutte quella di abbandonare la proposta di piano attuativo già presentata, per sollevare l’amministrazione comunale dalle difficoltà di condurre a termine, nel rispetto delle regole ed in modo trasparente, il relativo iter approvativoArrivano poi gli articoli di giornale e si avvicinano le elezioni. Il clima cambia scrivono da Bio bimat.Gli amministratori locali in pubblico, preferivano serbare un atteggiamento di ostilità pregiudiziale, sempre più accentuato in vista delle scadenze elettorali, in modo contraddittorio con le indicazioni europee e mondiali per la tutela del clima e dell’ambiente. Impianti simili a quello che intende realizzare Bio Bimat sono già presenti in Emilia-Romagna, in molte altre regioni italiane, ed anche a pochi chilometri da Concordia e sono citati da Legambiente come esempi virtuosi di economia circolare, nonché presentati come modelli di sviluppo sostenibile nei convegni. Tali impianti sono presentati come fiore all’occhiello da tutte le amministrazioni realmente focalizzate alla salvaguardia dell’ambiente, mentre a Concordia si vive la dicotomia di un sindaco che da un lato firma in pompa magna a Bruxelles il Patto sul clima (PAESC) e dall’altro nega, a dispetto dei Santi, un impianto, veramente finalizzato a questo obbiettivo.Sull’iniziativa di Bio Bimat si è strumentalmente opposto un discredito indotto da un presunto ma inesistente aumento di traffico e da un presunto ma altrettanto inesistente impatto odorigeno. Elementi privi di fondamento, sui quali, in sede di Conferenza dei Servizi, non ci sono stati rilievi a fronte dei chiarimenti resi dalla proponente. Fra l’altro, Bio Bimat, che ha sempre confidato, purtroppo a torto, nella buona fede di funzionari ed amministratori locali, ha cercato di riportare il procedimento al mero confronto in sede tecnica: per ben due volte ha invitato amministratori e imprenditori della zona a visitare un impianto simile, per poter valutare di persona l’impatto prodotto sull’ambiente circostante. Nessuno ha accettato l’invito! Più chiaro di così…
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