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Sanatoria immigrati: il SIULP dice no

da | Mag 20, 2020 | Mirandola, Carpi, Altri Comuni | 0 commenti

Il Sindacato italiani unitario lavoratori polizia (SIULP) ha inviato una nota stampa relativa alla sanatoria relativa all’immigrazione e all’emersione del lavoro nero. La riportiamo in forma integrale:

Apprendiamo da media la notizia dell’imminente procedura di “emersione di rapporti di lavoro” (sanatoria) che potrebbe condurre alla regolarizzazione di centinaia di migliaia cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale a far tempo dall’8 marzo 2020 in posizione di irregolarità o clandestinità.

Tale procedura sarebbe inserita nell’ambito del c.d. “decreto rilancio” e coinvolgerebbe la forza lavoro di Questure e Prefetture a partire dal 1° giugno 2020. Nella bozza in nostro possesso vi è la previsione di assunzione a tempo determinato (6 mesi più 6) di 900 unità di personale impiegatizio da inserire nei competenti uffici del Ministero dell’Interno.

Non è nostra intenzione discutere nel merito dell’opportunità politica di attivare tale procedura, che dal 2009 in poi si ripete ciclicamente assumendo diverse denominazioni (sanatoria, emersione, regolarizzazione ecc..), ma che in sostanza non fa altro, come le precedenti, che “regolarizzare” cittadini stranieri entrati o soggiornanti irregolarmente, o peggio clandestinamente, nel nostro paese.

A dispetto di chi, con enormi sacrifici, anche economici, è entrato e soggiorna legalmente rispettando le leggi che questo Paese si è dato. Ovvero veicolando il messaggio che “In Italia si può entrare e stare anche in difetto di autorizzazioni e requisiti, tanto prima o poi si verrà sanati”.

Più nel tecnico osserviamo che le esperienze dal 2009 in avanti sembra non abbiano insegnato nulla, nel senso che l’enorme mole di lavoro che si sta per abbattere sugli uffici delle Questure/Prefetture, che oggi dispongono di scarse risorse umani e materiali, porteranno ad un allungamento inevitabile dei tempi di verifica e rilascio dei titoli di soggiorno, ordinari e straordinari.

Senza dimenticare il probabile intasamento delle procure a seguito delle denunce per la falsità negli atti prodotti, o per lo “sfruttamento” della posizione di debolezza del “regolarizzando” il quale, come le passate indagini insegnano, spesso è stato obbligato a pagare di tasca propria anche gli oneri finanziari previsti in capo al datore di lavoro, in cambio di un contratto di lavoro apparentemente legale.

Ricordiamo che dal 2009 in avanti gli organici della Polizia di Stato, e quindi anche degli Uffici Immigrazione, hanno subito tagli di migliaia di operatori mai rimpiazzati, e che i 900 interinali previsti, sono un numero assolutamente inadeguato al bisogno.

E che non si pensi di sottrarre risorse al controllo del territorio, alle attività di prevenzione ovvero informative ed investigative, per dirottarle alle attività amministrative degli uffici immigrazione al fine di emettere i permessi di soggiorno nei tempi previsti.

Ovvero aumentare a dismisura i carichi di lavoro sul personale di polizia e civile ivi impiegato e che già adesso non ce la fa, nonostante l’impegno costante e meritorio, a disbrigare le pratiche nei tempi previsti, per poi anche sentirsi biasimato da chi, con pregiudizio ed interesse personale o politico, critica questi lavoratori.

Non giova, alla procedura, la fretta con la quale si sta costruendo la norma che la regola, proprio in un periodo nel quale la nota emergenza sanitaria “COVID  19” ha convogliato a casa tanti operatori, chi in congedo ordinario straordinario, chi in dispensa od esonero dal servizio, ed altri in “lavoro agile”.

Ed è ovvio che l’attività di sportello (informativa, ricezione pratiche, consegna permessi ecc..) debba essere fatta in “presenza” fisica dell’operatore, come del resto l’attività accertatoria conseguente, che prevede la consultazione di banche dati investigative e giudiziarie richiedenti criteri di sicurezza assolutamente non esportabili su reti digitali esterne non altamente protette, come ampiamente risaputo.

Per il 15 giugno il Ministero dell’Interno, con lungimiranza, aveva organizzato la ripartenza a pieno regime degli uffici Immigrazione (ora solo parzialmente aperti e mai chiusi del tutto), per le pratiche dei regolari soggiornanti stranieri che ora, dopo mesi di attesa, si vedranno invece scavalcati dai loro connazionali irregolari, che a seguito di una procedura affrettata e superficiale godranno di una corsia temporale “preferenziale” a decorrere dal 1° giugno.

Rammentiamo un detto popolare che recita: “La gatta frettolosa fa i gattini ciechi”, speriamo di non perdere la vista.

 

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