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Impatto psicologico del lockdown, studio del Gaslini: “Ansia e regressione per 6 minori su 10”

da | Giu 22, 2020 | Mirandola, Bomporto, Novi, Carpi | 0 commenti

Il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% di quelli sopra i 6 a causa del lockdown per il coronavirus ha accusato problematiche comportamentali di varia natura e sintomi di regressione. I più piccoli, sotto i 6 anni, hanno mostrato (centinaia i casi) episodi di irritabilità, difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, inquietudine, ansia da separazione, paura del buio, pianto inconsolabile. I più grandi, giovani e adolescenti, in un numeri assoluti maggiori, hanno evidenziato una sensazione di fiato corto, difficoltà a addormentarsi e fatica a svegliarsi, irritabilità/cambiamento di umore, utilizzo improprio dei media, scarsa collaborazione alle attività domestiche. E’ quanto emerge dall’indagine sull’impatto psicologico e comportamentale del lockdown nei bambini e negli adolescenti in Italia, condotta dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova durante l’isolamento a casa, tra il 24 marzo e il 3 aprile, a tre settimane di distanza dall’inizio del lockdown. All’indagine hanno risposto 6800 famiglie, di cui 3245 con figli sotto i 18 anni (1570 sotto i 6 anni e 2733 gli altri).

“Soprattutto negli adolescenti dall’indagine emerge in maniera drammatica il ‘ci avete privato di stare con gli alti’”, ha spiegato il direttore generale dell’ospedale Gaslini, Paolo Petralia: “Le famiglie con figli sotto i 6 anni hanno dato risposte importanti: irritabilità, difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, inquietudine, ansia da separazione, paura del buio, pianto inconsolabile. Ci dice come il lockdown abbia davvero segnato i bambini, anche con sintomi di regressione comportamentale. ‘Ho paura’ e ‘brutto’ sono state le parole più usate dai bambini nei loro disegni per rappresentare il virus. È l’evidenza di una nuova richiesta di aiuto, di un nuovo bisogno sanitario”. Nei bambini e ragazzi sopra i 6 anni invece – ha continuato Petralia – si evidenzia un evidente spostamento dei ritmi sonno-veglia, con difficoltà molto importanti a recuperare questo comportamento, ma anche sensazione di fiato corto, difficoltà a addormentarsi e fatica a svegliarsi, irritabilità/cambiamento di umore, utilizzo improprio dei media, scarsa collaborazione alle attività domestiche”.

“A fronte di evidenze che ci dicono quali sono i problemi bisogna essere capaci di dare risposte: sono dati che non potremo più raccogliere e dobbiamo farne tesoro per dare risposte adeguate e non lasciare soli i nostri figli”, ha concluso il direttore generale dell’ospedale Gaslini.

“La ricerca – ha evidenziato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa – ci conferma timori, paure, indizi che avevamo. Oggi mandiamo un messaggio ai bambini e agli adolescenti: grazie, anche voi avete enormemente contribuito al risultato, avete protetto i vostri famigliari. Ma anche una grande rassicurazione: in testa a tutte le nostre preoccupazione c’è la loro salute. L’Italia sta combattendo ancora, sul piano scientifico, sul vaccino: esiste quindi la possibilità di difendersi, combattere e vincere anche le battaglie sul virus”, ha concluso il sottosegretario.

Secondo lo studio del Gaslini, il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini/ragazzi correlava in maniera statisticamente significativa con il grado di malessere circostanziale dei genitori. All’aumentare di sintomi o comportamenti suggestivi di stress conseguenti alla condizione “Covid” nei genitori (disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi del sonno, consumo di farmaci ansiolitici e ipnotici), i dati hanno mostrato un aumento dei disturbi comportamentali e della sfera emotiva nei bambini e negli adolescenti, indipendentemente dalla pregressa presenza di disturbi della sfera psichica nei genitori.

D’altra parte i disturbi della sfera emozionale dei genitori conseguenti alla “condizione Covid” sono risultati essere significativamente accentuati nel caso di pregresse problematiche di natura psichica. Inoltre il malessere psichico dei genitori legato alla “condizione Covid” è risultato significativamente più frequente e intenso nella famiglie al cui interno erano presenti sia persone anziane che bambini.

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