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Fonderie al Navicello, la rabbia di Nonantola

da | Apr 9, 2018 | Nonantola | 0 commenti

Nei giorni scorsi la Giunta del Comune di Modena ha approvato lo studio che individua l’area di Navicello, in prossimità dell’attuale nucleo produttivo già attivo, come quello che presenta le migliori condizioni per l’insediamento della nuova struttura, in base alla valutazione ambientale e territoriale di una decina di siti produttivi potenzialmente idonei per la delocalizzazione delle Fonderie Cooperative di Modena.

Il provvedimento fa parte del percorso per la chiusura entro gennaio 2022 dello stabilimento industriale situato in via Zarlati 84, in zona Madonnina, ed è stato avviato in dicembre dal Consiglio comunale approvando all’unanimità il Protocollo d’intesa tra Comune e azienda.

La sindaca di Nonantola Federica Nannetti, però, non ci sta e così interviene sulla decisione:

Lo avevamo dichiarato chiaramente già in gennaio: risolvere un problema di Modena non può significare crearne uno per Nonantola, o altri comuni vicini.
Siamo consapevoli che la delibera del Comune di Modena avvia un iter e non determina ancora un trasferimento, che avverrebbe non prima del 2022. Siamo consapevoli che il sito individuato si trova in territorio modenese, dunque nelle piene facoltà del capoluogo. Siamo infine consapevoli delle difficoltà che conciliare difesa di posti di lavoro e difesa dell’ambiente comporta. Ma ribadiamo: c’è un problema di coinvolgimento e comunicazione, e, forse, di sottovalutazione delle ricadute del trasferimento in un luogo critico dal punto di vista degli impianti già presenti e del traffico quotidiano a Navicello. Continueremo a presidiare la questione e ad informare i Nonantolani.

Dopo l’approvazione in Consiglio comunale e la firma del Protocollo, l’azienda ha presentato alla fine di febbraio lo “Studio di fattibilità tecnico-economico di delocalizzazione dello stabilimento industriale” sulla base del quale è stato realizzato lo studio sulle valutazioni ambientali e territoriali presentato al Tavolo tecnico previsto dal Protocollo, che ora dovrà esaminare anche il progetto definitivo dell’intervento.

Tocca all’azienda ora, infatti, presentare la richiesta per l’avvio della procedura di Accordo di programma, in variante al Psc comunale, corredata del progetto definitivo, oltre che di tutti gli elaborati necessari per il rilascio del relativo titolo edilizio e delle autorizzazioni ambientali. Lo Studio dovrà quindi essere integrato, sulla base delle caratteristiche del nuovo stabilimento, rispetto alle questioni relative a infrastrutture energetiche e idriche, emissioni, traffico, addetti. Aspetti che saranno esaminati, oltre che dalla Conferenza dei servizi, anche al Tavolo tecnico, allargato per gli aspetti della mobilità ai Comuni di Bomporto, Nonantola e Bastiglia.

Il progetto che deve presentare l’azienda dovrà essere corredato anche da un dettagliato quadro economico-finanziario per fornire garanzie sulla capacità finanziaria di realizzare il nuovo stabilimento visto che la realizzazione del nuovo impianto – si precisa nella delibera – è condizione necessaria per la conferma della prosecuzione dell’iter della variante urbanistica.

Contestualmente alla definizione del progetto, dovranno essere approfonditi i temi ambientali relativi all’area interessata (complessivamente si tratta di circa quattro ettari e mezzo) allo scopo di garantire, come è spiegato nella delibera, “un minor impatto ambientale e una minor impermeabilizzazione dei suoli; invarianza del valore ambientale con particolare riferimento ai nuclei abitati; sostenibilità del sistema della mobilità privata e del trasporto pubblico”.

Dallo Studio emerge che nell’attuale collocazione la stima della popolazione residente in un raggio di mille metri è di circa 12 mila persone, mentre nell’area individuata per la delocalizzazione in un raggio di mille metri abitano 220 persone

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