“Quest’anno ‘I auguri di Runcacio’ non arriveranno. Le migliaia di amici e affezionati lettori di Romolo ‘Momo’ Levoni, dopo trentotto anni, non riceveranno quella fotocopia in bianco e nero, fronteretro, che ogni Natale allietava, con allegria e lucida sagacia, raccontando i più significativi fatti e personaggi dell’anno in una ‘zirudela’ (filastrocca dialettale in rima baciata, “per gli uomini in lingua” come avrebbe detto lui). Romolo la pensava, la scriveva, la stampava e la spediva, quella zirudela, sapendo di far felici amici sparsi per l’Italia. Ma quest’anno Momo non ha potuto né scrivere né spedire i suoi auguri; ha passato gli ultimi tre mesi in ospedale e oggi pomeriggio, a 83 anni, ci ha lasciati”. Ne dà notiza l’amico Angelo Giovannini, che per lui scrive queste parole.
“Romolo Levoni, il poeta dialettale, esperto e scrittore di tradizioni locali, il saggio montanaro, ma soprattutto l’infaticabile benefattore, non c’è più. E’ mancato circondato dai parenti e dagli amici che da qualche giorno avevano capito che si stava allontanando; se n’è andato lasciando l’adorata moglie Carmen, i nipoti e i ‘suoi’ infaticabili volontari del GRG Gruppo Resurrection Garden nel dolore. Il GRG è l’associazione che Romolo aveva fondato nel lontano 1991, trasformata in onlus nel 1999, per consentire gli studi a bambini della baraccopoli di Soweto, a Nairobi, in Kenya, in strutture create e gestite in collaborazione coi Padri Missionari della Consolata.
Solidarietà che ha saputo, per strada e negli anni, coinvolgere e raccogliere sempre più amici pronti a donare tempo, idee, lavoro e passione per raccogliere fondi per i piccoli “poveri, sfortunati fratellini” come li chiamava lui. Dai tanti che si sono avvicendati nelle fiere e manifestazioni della Provincia (l’ultima poche settimane fa a Bomporto) fino alle cene solidali organizzate nella sua Castelnuovo o ai suoi Runcaciò (Casa Roncaccioli, sui montri di Lama Mocogno), o nelle presenze in Piazza Pomposa con le tigelle montanare al fianco del suo grande amico Ermes, l’oste dei gabbiani, al quale aveva dedicato un libro nel 2006 “Un gabian a Modna” e proprio recentemente il seguito virtuale “Un eter gabian”, la sua ultima pubblicazione.
Molti lo ricorderanno in Piazza Grande o nelle fiere estive con il suo Mulino ad acqua itinerante, dal quale con Carmen e i tanti preziosi volontari del GRG, otteneva le farine per cuocere i biscotti ai tanti gusti legati alla sua terra e ai suoi boschi. Il tutto da vendere, insieme a piccoli oggetti di artigianato africano, che personalmente sceglieva e portava dal Kenya quando andava a vedere i suoi bambini, all’asilo e alla scuola della Famila Ufariji.
Ma il suo ruolo di benefattore non deve mettere in secondo piano la sua figura di poeta e scrittore, capace di sintetizzare, in poesie dialettali e in racconti, emozioni e ricordi, ma anche i fatti dell’attualità, come negli ultimi due anni ha dimostrato nella sua rubrica settimanale “La Bruntleda”, tutti i sabati, sulla Gazzetta di Modena.
Era nato a Castelnuovo, ma da molti anni, con la moglie Carmen, si era trasferito tra i monti di Lama Mocogno, doveva poteva dedicarsi all’orto, alla terra e ai boschi tanto amati; dopo gli anni del lavoro, da capostazione, memore della figura del padre ferroviere e amatissimo, si è dedicato aglki studi delle tradizioni locali e alla scrittura. Da “sapiente della montagna” come lo definì il prof. Fabio Marri, diventò alla fine degli anni ’70 un vero esperto delle tradizioni locali, scrivendo, dal 1979 al 2015, e pubblicando decine di volumi tra i quali ricordiamo “Rosch e Bosch”, “Mo… cojozzi”, “Don Mario e noi”, ”Magner in dialat”, “Piazza nuova e vecchi giuochi”, “Un gabian a Modna”, “Castelnuovo, gente e vita, da la saraca all’aragosta”, lucidissima disamina di come la nostra società sia diventata da rurale a industriale e tecnologica.
Tra i tanti amici che sentiranno la sua mancanza ci sono anche Ermes, l’oste di via Ganaceto, che in tante occasioni ha destinato i fondi raccolti con le sue iniziative a base di gnocco fritto al GRG e che aveva seguito Romolo anche a Nairobi, in mezzo ai bambini adottati nella Famila Yufariji, Angelo Giovannini, che proprio insieme a Momo ha realizzato la sua ultima opera, Roberto Alperoli, che da sindaco di castelnuovo, nel 2002, presentando il volume raccolta “I auguri di Runcaciò 25 anni” lo definì “Un discolo senza età, dagli occhi indaffarati e dalle mani febbrili, sempre intento a cercare di aggiustare (almeno un poco) il mondo”.
Esattamente come fino a qualche settimana fa.
Ciao discolo!”