“Se non la smette, gli sparo in bocca” fu la minaccia che gli venne riservata per le sue inchieste giornalistiche sulle cosche mafiose in Emilia. Ma oggi del giornalista della Gazzetta di Modena Giovanni Tizian si parla perchè il Tribunale di Bologna ha accettato di riconoscerlo parte civile nel processo ‘Black Monkey’ a carico di una presunta organizzazione che faceva profitti con il gioco illegale, che sarebbe capeggiata dal presunto boss Nicola Femia ritenuto legato alla ‘Ndrangheta.
Stamattina nel processo che si è appena aperto sono anche state accolte le richieste di costituirsi parte civile a Ordine dei giornalisti, Regione, Comune di Modena e Sos Impresa.
La Regione Emilia-Romagna ha peraltro annunciato il varo di nuove iniziative di lotta alla mafia, da realizzare insieme ad Alma Mater di Bologna, Arci, Libera e Legambiente. Con l’Ateneo bolognese sarà realizzato un master in gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscate alla mafia intitolato a Pio La Torre. Il master post-laurea è alla seconda edizione, ha una durata di 1.500 ore ed è promosso dal Centro interdipartimentale di ricerca in Storia del diritto, Filosofia e Sociologia del diritto e Informatica giuridica (Cirsfid). Con il Dipartimento di Scienze statistiche dell’Alma Mater, invece, sarà messo in campo un progetto per rafforzare la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile, grazie a incontri e progetti (ad esempio un sito web) nelle scuole di Bologna, in particolare sui costi economici e sociali della corruzione e sull’etica pubblica.
Un articolo per approfondire come le mafie guadagnano dal gioco d’azzardo