“Nel giugno 2012, a un mese dal sisma che ha sconvolto l’Emilia, la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa (Ceb) aprì una linea di credito di 300 milioni per i territori colpiti, peccato che: non risulti avanzata alcuna richiesta. Ci auguriamo si tratti solo di una mancata comunicazione. In caso contrario, invece, vogliamo capire quali siano i motivi della rinuncia ad una tale linea di credito, che avrebbe fatto molto comodo, soprattutto allora” E’ quel che vuole capire il consigliere del Movimento 5 stelle in Assemblea regionale, Andrea Defranceschi.
“La Ceb può concedere prestiti ai propri Stati Membri al fine di finanziare progetti che corrispondono a un certo numero di criteri settoriali, geografici, sociali e finanziari definiti secondo appositi documenti. I richiedenti (governi, autorità locali o regionali, istituzioni finanziarie pubbliche e private) preparano la richiesta di finanziamento in stretta collaborazione coi servizi della Banca. Sebbene solitamente i candidati coincidano coi beneficiari dei finanziamenti, essi – spiega il consigliere pentastellato – possono anche fungere da promotori conto terzi.
La Banca valuta la sostenibilità del debito da parte del candidato al finanziamento e, ove necessario, da parte del garante. Poi valuta il progetto e il suo piano di finanziamento con analisi dell’impatto socioeconomico, degli aspetti tecnici, dei costi, della capacità istituzionale e di gestione del progetto, così come dell’impatto ambientale. Approvato il progetto, viene sottoscritto col richiedente un accordo quadro relativo al prestito. Una volta iniziato il finanziamento del progetto, i servizi della Banca effettuano monitoraggi e verifiche.
Siccome il comma 377 della L. 228/2012 (stabilità 2013) aveva previsto l’adozione di linee guida dirette ad assistere gli enti territoriali colpiti dal sisma nel maggio 2012 ai fini dell’accesso al credito nell’ambito delle risorse disponibili presso la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB) e tale norma andava nella direzione di facilitare l’accesso al credito, ci chiediamo, e chiediamo conto nell’interrogazione, di cosa ne sia stato di questa richiesta – nel caso sia stata avanzata – e di quali motivi, in caso contrario, abbiano invece portato a ritenere tale credito non utile ai fini della ricostruzione post-sisma.”