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Disoccupazione, è allarme per gli ultra 50enni, soprattutto donne

da | Apr 3, 2014 | Notizie | 0 commenti

FRER0019795Sono lontani i tempi in cui la Bassa poteva vantare piena occupazione: come nel resto d’Italia i dati sulla disoccupazione sono preoccupanti anche in provincia di Modena. La Cgil stima in circa 30.000 le persone in cerca di occupazione, circa il 10% della forza lavoro se si considerano anche le persone scoraggiate che il lavoro non lo cercano più.
Se ai 30.000 si sommano poi i circa 5.700 coinvolti in procedure concorsuali/fallimenti (che presumibilmente preludono ad una chiusura aziendale), il dato aumenta ancora.
Fra disoccupati e inoccupati, certamente i giovani sono tanti, circa il 30-35% (stime Cgil Modena), ma anche il fenomeno dei disoccupati-adulti, è certamente crescente e preoccupante.

Infatti, sono sempre di più le persone ultra50enni e 60enni che si rivolgono in queste settimane agli uffici della Cgil di Modena perché hanno perso il lavoro e sono però ancora troppo giovani per avere maturato i requisiti per la pensione.
In particolar modo, le donne risultano danneggiate dalle ultime riforme pensionistiche che hanno ristretto i diritti di accesso.
“Assistiamo ad un afflusso inedito, sempre più numeroso di persone con carriera lavorativa avanzata, espulse dalle aziende spesso a causa della crisi – dice Tamara Calzolari responsabile welfare Cgil Modena – e che per effetto del sommarsi degli effetti delle ultime riforme pensionistiche trovano sempre più ostacoli ad accedere alla pensione stessa”.

Alle prime difficoltà, le aziende tendono infatti a liberarsi dei lavoratori che costano di più, ovvero quelli con maggior anzianità, che si ritrovano così espulsi e faticano maggiormente a ricollocarsi, a re-inventarsi una professionalità, “a maggior ragione nella giungla dei contratti precari e flessibili che non hanno mai conosciuto prima nella loro esperienza lavorativa” puntualizza Monia Auricchio di Nidil/Cgil.

“Spesso ai presentano ai nostri sportelli – continua Calzolari – lavoratrici nate negli Anni Cinquanta, soprattutto nel 1956 e 1957, che hanno avuto la maggior penalizzazione e che, anche volendo utilizzare la cosiddetta <opzione Donna> per andare in pensione anticipatamente con la decurtazione, hanno però la strada sbarrata dall’ulteriore interpretazione restrittiva dell’Inps” .

“Ci raccontano storie di disperazione vissute in solitudine, si sentono abbandonate dalle istituzioni, c’è chi arriva a minacciare gesti estremi, pensieri brutti – aggiunge – e spesso anche per noi sindacalisti diventa difficile motivare le persone a reagire”.

Fra gli stessi esodati, le donne sono infatti quelle con maggiori penalizzazioni, quindi è fondamentale che il Governo assuma la rivendicazione di sindacati e comitati come priorità, e che il Parlamento completi l’iter legislativo dei provvedimenti licenziati in Commissione Lavoro per l’estensione delle salvaguardie per queste persone.

Il fenomeno esodati è allarmante, ma l’Inps ancora non fornisce dati definitivi, più volte richiesti dai sindacati.

La Cgil mantiene come priorità della propria azione rivendicativa la tutela per questi lavoratori e lavoratrici, e sollecita le istituzioni nazionali all’adozione dei provvedimenti risolutivi.
Chiede ai parlamentari modenesi di continuare la loro azione a sostegno di tali provvedimenti.

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