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Viaggio nell’inferno dei Map dove vivono ancora 2.600 emiliani

da | Mag 20, 2014 | In Primo Piano, Mirandola, Approfondimenti, Richiedenti asilo, speciale terremoto | 0 commenti

Due anni così, prima in tenda poi inscatolati nei Map: sono i nostri concittadini emiliani che da quei drammatici giorni di maggio non hanno più rivisto la loro casa e da allora non dormono più tra quattro mura.

Storie che tendiamo a tenere lontane noi per primi, noi terremotati che a casa ci siamo tornati o un affitto lo abbiamo trovato. Ma vanno raccontate, per capire che dietro i lustrini  dei palazzi del potere e i silenzi delle televisioni c’è una realtà drammatica, una bomba sociale pronta ad esplodere.

Ci sono le elezioni e nei Map nessuno se ne accorge, nessuno  – tranne chi in questo viaggio ci accompagna – ha il coraggio di venire a fare campagna elettorale qui, nei programmi dei partiti la voce “Terremotati” passa velocemente, è un problema rognoso che deve risolvere Vasco Errani in persona, solo il grande capo può farcela, pensano tanti sindaci.

Un piano di liberazione dei profughi del Map in verità cè: tutti via entro il 2015 e  se l’abitazione non ce l’hai il Comune darà a tutti la casa popolare(leggi l’articolo), ha detto Vasco Errani.

Ma ormai i terremotati non credono più a niente. “Provate a immaginare di <strong>non dormire una notte intera da due anni interi, provate: dovete lavorare, mangiare, andare in giro senza tregua”, ci racconta una donna che il Movimento 5 Stelle di Mirandola ci fa conoscere sotto il camper con cui sono entrati nel Map della cittadina a ridosso della centrale biogas. “E’ che nei moduli senti anche se il tuo vicino si gira nel letto, impossibile dormire e riposare davvero”.

Non c’è più intimità dei Map, non c’è più il focolare. Niente. Si sta insieme tirando avanti alla giornata, cercando di stare in “casa” il meno possibile, evitando i vicini, gli amici tutti. I bambini non hanno spazi loro in cui giocare, il coprifuoco quando cala la sera è totale.

Di guai ne hanno sempre nuovi i disgraziati delle baracche istituzionali: i guai che abbiamo tutti (i capricci dei bimbi, i conti che non tornano, i malanni i litigi…) che qui si amplificano in una danza ridondante.
Hanno guai speciali, i reietti d’Emilia: le bollette elettriche folli della luce perché se non spari al massimo il condizionatore friggi o muori di freddo, i mutui da pagare per la casa non agibile (una follia tutta italiana che pare un’Idra a mille teste, trovi l’accordo su una rata e zac, ti arriva l’aumento sull’assicurazione), le tasse sulla bonifica, sulla casa, quote fisse di gas e luce…

Non c’è pace e non c’è serenità.
La dignità non si è ancora persa, anche se c’è chi a questa situazione da inferno aggiunge il suo personale incubo, come accade a chi ad esempio  ha perso il lavoro. Come il tinteggiatore che ci presentano, 50 anni di età e più di 30 di esperienza specializzato negli intonaci incazzato perché va in giro per cantieri e gli offrono 3 euro l’ora per spezzarsi la schiena, col rischio che non ti paghino e non ti versino i contributi (cosa che, racconta, gli  è successa già una volta). Noi facciamo un appello per lui, se c’è qualche imprenditore edile che vuole aiutarlo dandogli un lavoro, ci scriva per favore.

La dignità è nello sguardo di questi uomini e di queste donne, dei bambini che giocano e scherzano senza fare troppo rumore,  nei curatissimi orti che sorgono tra ghiaia e cemento. Loro, la dignità ancora la conservano. E’ la politica che vista da qui pare averla persa.

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