Un accordo fatto a Roma, il 26 maggio scorso, tra Abi, associazione dei bancari, e la Cdp, Cassa Depositi e Prestiti: in quella sede è stato deciso che le tasse che erano state sospese ai terremotati emiliani devono essere restituire dal prossimo 30 giugno.
Una decisione improvvisa e che è stata attuata repentinamente: è stato fissato, sempre nella stessa riunione un timing ben preciso di restituzione e addirittura le modalità di comunicazione della notizia ai terremotati. Le lettere dalle banche stanno arrivando in questi giorni, e per tantissimi è un amara e inaspettata sorpresa (leggi l’articolo), perchè si tratta di cifre molte alte e perchè il tempo per raggranellare tutti questi soldi è pochissimo, poco più di 20 giorni. Soprattutto, pensiero comune era che ci sarebbe stato almeno un altro biennio di tregua.
Così, infatti era stata interpretata la notizia arrivata dal Parlamento a febbraio dell’approvazione di un decreto in questo senso.
Invece no. Non è così, nonostante sia i parlamentari sia del Pd che del Movimento 5 Stelle quel decreto l’hanno festeggiato come un successo: le tasse vanno pagate entro la scadenza, il 30 giugno, così hanno deciso Cdp e Abi. Pena per chi non lo fa, l’inserimento nella lista dei cattivi pagatori con tutte le conseguenze del caso.
Come è possibile che si sia arrivati a tutto questo?
Tutto nasce da un accordo, un Addendum che il 26 maggio scorso viene sottoscritto a Roma da Abi e Cdp. Viene redatto e sottoscritto in una riunione indetta per far fronte a una questione che si trascina da un po’: i terremotati avrebbero dovuto pagare la rata di dicembre 2013 delle tasse che erano state sospese all’indomani del sisma.
Arrivò però un decreto last minute a bloccare questa rata di dicembre 2013 che è stata “congelata”. Nessuno se ne era più occupato, servivano dei decreti attuativi ma niente: è passato gennaio, poi febbraio, poi marzo, poi aprile e siamo a maggio. C’era l’esigenza di chiarire che fare, alla Cassa Depositi e prestiti questo denaro di dicembre 2013 mancava all’appello e nessuna norma primaria giustificava la situazione.
Si aggiungeva, in questo quadro, la scadenza naturale del 30 giugno 2014 di altre rate, una cifra molto alta.
Per venire incontro alle esigenze dei terremotati (così ci è stato spiegato essere l’intento dell’accordo, NdR) Abi e Cdp hanno deciso quindi di rimodulare tutto il piano di rientro dei terremotati nel modo che vi abbiamo descritto, cioè a partire dal 30 giugno 2014 fino al 31 dicembre 2017.
Fatto l’accordo romano il 26 maggio, si è subito coinvolto chi operativamente doveva avvisare i terremotati e chiedere il denaro indietro, ovvero le banche. Le banche del territorio hanno provveduto subito, investendo personale e fondi propri per questa funzione “esattoriale”. Molto velocemente le comunicazioni con le richieste di denaro fino a 100- 150 mila euro sono arrivate nella Bassa ai destinatari, come abbiamo visto.
E ora che succede? In giornata da Roma dovrebbe arrivare qualche spiegazione, ma se non arriva i fatti sono questi: la cartella da pagare è in mano ai debitori, che possono o no accettare questo piano di rientro che hanno studiato a Roma tra Abi e Cdp. L’alternativa è cominciare a pagare secondo il vecchio piano di rientro, che comunque parte dal 30 giugno ma che avrebbe rate più alte.
Non si scappa, il 30 giugno si deve pagare. “Ma le tasse non erano state sospese per altri due anni?”, vi state chiedendo…. Evidentemente – carta canta – no.
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