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Tasse dei terremotati: la rabbia del Comitato che pensa alla sciopero fiscale

da | Giu 5, 2014 | speciale terremoto, Ultime news | 0 commenti

Il “Comitato Sisma.12 ricostruire la Bassa dal basso” invita alla riflessione su quello che sta accadendo nel post elezioni, con la notizia che dal 30 giugno bisognerà – a sorpresa– cominciare la restituzione delle tasse  che crea molte tensioni sul territorio. Ecco  cosa scrivono, proponendo anche una riflessione sullo sciopero fiscale, visto che – osservano – “il finanziamento è garantito dalle Stato che è anche il creditore“.

 

Archiviate le ricorrenze del secondo anniversario dal sisma del 20 e 29 maggio 2012; ascoltata la relazione della Regione sui successi della ricostruzione post terremoto e superato l’election day con le amministrative che, nella Bassa, han visto il PD far la parte del leone, siamo stati rapidamente catapultati nella nostra terremotata quotidianità.

E dato che siamo finalmente riusciti ad ottenere la sospensione dei mutui sulle case inagibili (anche se ci son voluti oltre cinque mesi e le norme applicative dei vari Istituti di Credito non sono ancora state tutte rese note) è la restituzione del prestito dello Stato, quello fatto per “permetterci” di pagare le tasse intanto che la terra stava ancora tremando, che sta dando da fare.
Non vogliamo fare qui la cronistoria dei contrattempi, delle smentite e delle mezze ammissioni di colpa da parte di chi aveva il compito di scrivere regole chiare (che tanto chiare non si son dimostrate) perchè, ormai, sarebbe veramente avvilente.
Vorremmo, però, condividere un momento di riflessione sul ruolo dei protagonisti di questa vicenda:

– sui politici di stanza a Bologna o a Roma, che hanno trattato questa materia con superficialità (se non vogliamo parlare di  incompetenza) oppure non hanno comunicato coi propri elettori che non conoscono l’indifferenza, o l’ostilità, del governo rispetto alla soluzione dei nostri problemi;

– sulle banche, che trovato un varco normativo hanno subito pensato a fare il loro mestiere, far soldi, prescindendo dal ragionamento etico che la situazione avrebbe imposto;

– sulle associazioni di categoria, che a volte oltre ai mugugni  non hanno mai organizzato i propri associati indirizzandoli verso una forma di protesta che potesse rivelarsi “utile”;

– sui sindaci del Cratere, che forti del successo elettorale appena incassato potrebbero tentare un qualcosa di più per difendere gli interessi degli abitanti del territorio da loro amministrato;

– su noi cittadini, che, forse, dovremmo smetterla di compiacerci con la favola degli emiliani che ce la fanno da soli (questi due anni hanno dimostrato che gli emiliani hanno dovuto fare da soli, ma è un’altra cosa) rispolverare quegli ideali di solidarietà e comunità che hanno fatto la fortuna di questa terra, e chiedere ad alta voce il rispetto dei nostri diritti.

PS: ci stavamo chiedendo cosa succederebbe se, nell’attesa di una definizione delle norme secondo quella che ci dicono fosse la volontà del legislatore, i cittadini interessati non effettuassero il versamento della prima rata; già perchè questo finanziamento è garantito dalle Stato che è anche il creditore, tramite CDP.

Chissà che non valga la pena di ragionarci…

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