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Mirandola: da Dosso Dossi ad Annibale Maffei, ecco a chi intitolare strade e piazze

da | Lug 12, 2014 | In Primo Piano, Mirandola, La nostra storia, Personaggi | 0 commenti

pacchioniLa proposta arriva da un appassionato di storia locale: ” la ricca toponomastica mirandolese si dimostra straordinariamente efficace per ricordare i fatti e le persone che hanno fatto la storia della nostra città successivamente all’età napoleonica, incentrandosi sui filoni del Risorgimento, della Prima Guerra Mondiale, della Resistenza e sull’età attuale, pur con qualche lacuna” E qui Gabriele Testi, che è giornalista esperto di motori oltre che storiografo, lancia la proposta:
“Mi sono pertanto “divertito”, in un’ottica di compensazione “storica”, a elaborare un elenco di uomini, di donne e di situazioni meritevoli di essere rammentati nei nomi delle vie e delle piazze, nei giardini e negli spazi pubblici, i quali si rifanno a soggetti non ancora “assorbiti” dalla nostra toponomastica e all’epoca precedente la temperie del Bonaparte – scrive Testi in una lettera indirizzata a tutte le forze politiche – Il processo di trasformazione urbanistica ed edilizia dell’antica capitale del Ducato e dei Pico, a seguito del recente sisma, potrebbe forse fornire i luoghi idonei a tali “aggiunte”.
Ecco qui, allora, un elenco di personalità e storie interessanti che vale la pena ricordare per Mirandola:

Famiglia Pico della Mirandola (nella sua interezza)
Casato nobiliare di stirpe longobarda, garantì l’indipendenza e la prosperità dello Stato mirandolese-concordiese per 400 anni fra il 1311 e il 1711, facendo assurgere Mirandola al rango imperiale di Città e lo Stato a quello di Ducato per Mirandola e di Marchesato per Concordia, sino alla devoluzione a favore degli Estensi;

 

Mura difensive della Mirandola

L’impianto fortilizio di Mirandola cingeva il nucleo urbano ed era conosciuto nel mondo per gli assedi del 1510-1511 e 1551-1552 e per i numerosi eventi bellici del Settecento. Valse alla città dei Pico la nomea di fortezza espugnabile, ma le mura furono inopinatamente demolite, anziché restaurate, nel periodo 1878-1896 su decisione dell’amministrazione comunale per rispondere alle esigenze delle classi lavoratrici. Sino all’avvento dell’arma aerea con la Grande Guerra, nella celebre accademia militare francese di Saint-Cyr si soleva definire un luogo difficilmente attaccabile con la frase “imprenable comme une Mirandole”...;

Vittime mirandolesi dell’inquisizione

Soltanto nel biennio 1522-1523, in una Mirandola governata da Giovan Francesco II Pico e in cui aveva trovato ampia eco il suo dialogo “Strix, sive de Ludificazione Daemonum”, libro nel quale viene sostenuta con forza la tesi dell’esistenza dei poteri reali delle streghe, una decina di persone, soprattutto uomini, fu accusata di stregoneria, condannata e bruciata sul rogo dinanzi al municipio;

Enrico VII di Lussemburgo
Imperatore del Sacro Romano Impero ed “eroe” di Dante Alighieri, che lo ribattezzò “Arrigo” nella Divina Commedia, ebbe il merito di infeudare Francesco Pico delle corti di Quarantoli e San Possidonio, per l’aiuto ricevuto nella guerra contro gli Estensi, dando il la a quattro secoli di indipendenza ininterrotta dello Stato: il suo “leone” compare invariato nell’attuale stemma di Concordia;

Giovan Francesco I Pico

Figlio di Giovanni I Pico, signore di Mirandola e Concordia, e di Caterina Bevilacqua di Verona, successe al padre alla sua morte nel 1450, dieci anni più tardi fortificò il castello di Mirandola e corse in aiuto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, attaccato dalle truppe di papa Pio II. Sposò Giulia Boiardo, da cui ebbe sei figli, tra cui il celebre umanista Giovanni;
Giovan Francesco II Pico
Sovrano mirandolese una prima volta fra il 1499 e il 1502, allorché venne costruito il celebre torrione del castello saltato in aria trecento anni or sono, e successivamente dal 1511, prima di essere assassinato dal nipote Galeotto, fu anche un grande letterato e filosofo nonché il primo revisore delle opere dello zio Giovanni;

Ludovico II Pico

Signore di Mirandola e capitano di ventura, visse fra il 1525 o 1527 e il 1568. Nipote del “guerriero” Ludovico I, difese la città assediata dai pontifici di papa Giulio III e dagli imperiali di Carlo V d’Asburgo nel 1551-1552, riportando uno straordinario successo militare contro forze assedianti dieci volte superiori. Nel 1554, quale generale di cavalleria, aiutò Siena attaccata dai fiorentini;

Francesca Trivulzio
Erede naturale di Gian Giacomo Trivulzio, Maresciallo di Francia, sposò nel 1501 in seconde nozze Ludovico I Pico, signore di Mirandola e conte di Concordia. Alla di lui morte, avvenuta nel 1509 nella battaglia di Polesella, prese il governo dello Stato e difese la città dall’assedio di Papa Giulio II della Rovere;

Alessandro I Pico
Figlio di Ludovico II e di Fulvia da Correggio, fu il primo sovrano mirandolese a ottenere il titolo di duca nel 1617. Per celebrare il passaggio di rango dello Stato, in precedenza Principato, convocò a Mirandola numerosi ordini religiosi ed edificò la Chiesa del Gesù. Fece anche costruire nella zona nord-orientale del Castello due “quartieri” che costituirono un vero e proprio nuovo palazzo ducale, con affreschi di Jacopo Palma il Giovane e Sante Peranda, e la Galleria Nuova, arricchita da trecento opere di artisti di alto rango come Leonardo Da Vinci, Raffaello, Caravaggio e Tiziano.

Lodovico Pico della Mirandola
Nato a Mirandola nel 1668, ottavo dei nove figli del duca Alessandro II, e morto a Roma nel 1743, fu l’unico cardinale di casa Pico (presbitero di San Silvestro in Capite e Santa Prassede) nonché patriarca di Costantinopoli, prefetto della casa apostolica e vescovo di Senigallia, Albano e romano di Porto e Santa Rufina;
Giuseppe Greco
Abate e ministro plenipotenziario dell’ultimo duca Francesco Maria Pico, si attivò in Europa per garantire la sopravvivenza di Mirandola come Stato indipendente dopo la Guerra di Successione Spagnola e perse tutti i beni per non aver giurato fedeltà ai nuovi dominatori estensi e rifiutato ogni compromesso con Modena;

 

Pietro Poltronieri
Pittore vissuto fra il 1673 e il 1741, detto “Il Mirandolese”, eccellente nel genere settecentesco delle “rovine”, operò principalmente a Bologna e realizzò gli affreschi che punteggiano ancora oggi Palazzo Montanari e Palazzo Davia Bargellini;

“Dosso Dossi”
Al secolo Giovanni di Niccolò Luteri, mirandolese di Tramuschio o mantovano di San Giovanni del Dosso (l’origine è ancora incerta, ma prevarrebbe la prima ipotesi), fu il principale pittore alla corte estense di Ferrara nel primo Cinquecento, tanto da ispirare grandi artisti come il bolognese Annibale Carracci, e un fu suggestivo interprete delle opere di Ludovico Ariosto. Curiosità: dipinse il soffitto della sala del castello del Buonconsiglio a Trento in cui nel 1916 gli austriaci processarono e condannarono a morte gli irredentisti Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filzi…;

Annibale Maffei

Nato a Mirandola nel 1666 e morto a Torino nel 1743, fu un generale e diplomatico italiano, al servizio del Ducato di Savoia e del Regno di Sardegna, dei quali fu anche ambasciatore in Inghilterra una prima volta fra il 1699 e il 1701 e una seconda volta in età successiva. Combatté a fianco del principe Eugenio e del duca di Marlborough, intervenne al Congresso di Utrecht nel 1712 come delegato e fu inviato come viceré in Sicilia, fra il 1713 e il 1718, dopo la nomina a Gran Maestro di Artiglieria;

 

Gian Cesare Pico

Discendente dalla nobile famiglia Pico della Mirandola, nacque a Castel Goffredo (Mantova) nel 1882 e morì a Milano nel 1972. Fu un importante pedagogista italiano, appartenente alla scuola di Benedetto Croce, e combatté l’analfabetismo. Pubblicò testi di narrativa per fanciulli e libri di didattica e collaborò a varie riviste, tra cui “La Voce” di Giuseppe Prezzolini, “Energie Nuove” di Piero Gobetti e “La Geografia” dell’Istituto “De Agostini”;

 

Italo Pacchioni
(gli è stato recentemente intitolato un giardino cittadino)

Morto a Milano nel 1940 e nato a Mirandola nel 1872 proprio presso il fossato del castello dei Pico, fu fotografo e inventore. È ritenuto il precursore del cinema in Italia e realizzò una macchina da presa e proiezione del tutto simile al cinématographe dei fratelli Auguste e Louis Lumière, ma più completa, con la quale girò l’Italia a partire dal 1896 e realizzò vari filmati, fra i quali i funerali di Giuseppe Verdi e le esequie di re Umberto I nel 1901.

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