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Parte un’indagine che coinvolgerà oltre 1500 cittadini per dare risposte a un dubbio che tanti abitanti della Bassa hanno da quei drammatici giorni del 2012: il terremoto ha avuto conseguenze sulla nostra salute? Le prime risposte sono positive, basta pensare all’indagine, ristretta su un piccolo campione, presentata poche settimane fa a Medolla.
Ora l’Ausl vuole vederci chiaro, e parte con “un progetto dalle caratteristiche innovative che aiuterà a misurare in modo puntuale e su solide basi statistiche quali siano gli effetti sulla salute del terremoto, nel medio lungo periodo”, spiega  Giuliano Carrozzi del Servizio di Epidemiologia e Comunicazione del rischio del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL di Modena, coordinatore scientifico del progetto di ricerca “ISTMO: Impatto sulla Salute del Terremoto in Provincia di Modena” che aggiunge: “Questo ci permetterà di introdurre, ove necessario, dei correttivi rispetto alle scelte assistenziali e di dare un contributo alla ricerca in questo campo”.

 Obiettivo della ricerca è indagare lo stato di salute percepito, fisico e psicologico, la presenza di sintomi depressivi, la sedentarietà, il consumo di tabacco e alcol.

L’elemento che rende fortemente innovativa la ricerca sta nel fatto che l’indagine sarà effettuata coinvolgendo un campione di popolazione rispetto alla quale si è già in possesso di una serie di dati analoghi e quindi confrontabili.

In Emilia-Romagna, infatti, dal 2007 è attivo il Progetto PASSI, Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, un sistema di monitoraggio della salute della popolazione adulta che stima la frequenza e l’evoluzione dei fattori di rischio per la salute legati ai comportamenti individuali e la diffusione delle misure di prevenzione. Nel periodo compreso tra il 2007 e il 2013 in provincia di Modena, sono state realizzate ben 4.600 interviste (in Emilia-Romagna oltre 23.300 e oltre 250mila a livello nazionale).

“Siamo perciò in una situazione che permette di fare un confronto rigoroso e comprendere quali siano le effettive variazioni registrate. Sino a oggi, almeno in Italia, non esistono studi di questo tipo. Di norma le indagini svolte si concentrano sugli effetti di breve periodo, senza avere la possibilità di effettuare un confronto davvero attendibile con la situazione preesistente. L’unico studio paragonabile riguarda il terremoto dell’Aquila dal quale è emerso l’aumento della sedentarietà e dei sintomi depressivi, mentre nessuna differenza significativa rispetto al consumo di alcol e tabacco” aggiunge Carrozzi.

I criteri scientifici sono stati definiti da un gruppo di lavoro che coinvolge esperti dell’Azienda Usl, specialisti dell’Agenzia sanitaria e sociale della Regione Emilia-Romagna, dell’Istituto Superiore di Sanità e Medici di medicina generale. Sul piano operativo, attingendo dagli elenchi dell’anagrafe sanitaria, sarà dapprima individuato un campione di 1.500 cittadini, con età compresa tra i 18 e 69 anni, che il 20 maggio 2012 risultavano residenti nei comuni della provincia colpiti dal sisma.

Successivamente i cittadini scelti saranno avvisati con una lettera informativa e quindi contattati da personale specificamente formato per un’intervista telefonica con il questionario “PASSI/ESTE”, che in gran parte proporrà le domande già previste nel progetto PASSI. Per il buon esito della ricerca, centrale è il ruolo dei Medici di Medicina Generale i quali, dopo avere fornito preziosi consigli sull’impostazione dell’indagine, svolgeranno un’azione altrettanto importante per far conoscere l’iniziativa. Si prevede che i risultati saranno messi a disposizione della comunità dalla seconda metà del 2015.

Il contesto nell’ambito del quale si inserisce il progetto di ricerca
Nel maggio 2012, l’Emilia-Romagna è stata colpita da diverse sequenze sismiche. La provincia di Modena è quella che ha subito i maggiori effetti sia in termini di vittime (17 decessi, di cui 13 in ambito lavorativo a seguito dei crolli di fabbricati industriali), popolazione esposta (circa 230.000 persone), danni alle strutture produttive e alle abitazioni (31.000 abitazioni inagibili).

I numeri del dramma terremoto

Si stima che in Emilia-Romagna nelle zone del cratere circa 406.000 persone siano state esposte al sisma, di queste più di 45.000, hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a causa dei danni subiti, anche solo temporaneamente. Nei giorni immediatamente successivi agli eventi, oltre 16.000 persone sono state direttamente assistite oppure ospitate in campi tenda o altre strutture di emergenza.
Sono stati allestiti 36 campi, di cui 29 in provincia di Modena e 53 strutture al coperto. I campi sono stati chiusi a fine ottobre 2012. Nella provincia di Modena circa 1.500/2.000 anziani, fragili e non, hanno avuto bisogno di una ricollocazione rispetto alle loro abitazioni o alle strutture residenziali. Una grande percentuale di essi non era nota ai Servizi sociali o sanitari.
Secondo i dati regionali, più di 1.400 anziani fragili furono trasferiti dalle loro abitazioni in strutture di accoglienza e più di 400 anziani con disabilità, già inseriti in strutture assistenziali sono stati trasferiti in altre realtà, anche al di fuori della Regione Emilia-Romagna.

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