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Mafia, al via la raccolta firme per cambiare al legge sugli appalti

da | Feb 11, 2015 | Approfondimenti, Ultime news | 0 commenti

E’ stata presentata oggi  la campagna di raccolte firme della Cgil di Modena per la proposta di legge di iniziativa popolare su legalità e appalti.
Il segretario Cgil Tania Scacchetti, insieme a Vanni Ficcarelli della segreteria Cgil provinciale e a Franco Zavatti responsabile legalità e sicurezza Cgil regionale, hanno sottolineato l’importanza della mobilitazione della Cgil, di cui la proposta di legge è solo un aspetto, sui temi della legalità, della tutela del lavoro e del contrasto alle infiltrazioni malavitose nell’economia legale, fenomeni che spesso sono connessi, come dimostra anche la recente inchiesta “Aemilia” con epicentro a Reggio Emilia e Modena.
“Con lo slogan “Gli appalti sono il nostro lavoro, i DIRITTI NON SONO IN APPALTO! Vogliamo il ripristino dell’effettività della responsabilità sociale”, è dunque partita in queste settimane anche a Modena la raccolta firme nei luoghi di lavoro e fra i pensionati – spiega un comunicato stampa – a sostegno del disegno di legge della Cgil. Sono circa 700 le firme finora raccolte con un obiettivo per la nostra provincia di oltre 7.000 firme entro aprile.
Tante le occasioni per la raccolta delle firme a cominciare dal dibattito di martedì prossimo 17 febbraio all’auditorium Marco Biagi (inizio ore 10.30) alla presenza del segretario nazionale Cgil Susanna Camusso e il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.

“Saranno molti anche gli interventi dei nostri delegati e dei nostri funzionari di categoria il 17 febbraio – ha detto Tania Scacchetti – che metteranno in luce le diverse condizioni dei lavoratori in appalto con cui spesso lavorano fianco a fianco. Nel dibattito vogliamo far emergere come il sistema di appalti e sub-appalti, ormai diffuso in tanti settori dell’economia (dal terziario, all’edilizia, al trasporto-facchinaggio, agroalimentare, ecc…) sia spesso collegato alla destrutturazione dei cicli produttivi, alla facilità di infiltrazioni malavitose e pratiche illegali, alla diffusione di lavoro nero e povero. Condizioni che devono essere superate anche con nuove interventi legislativi sugli appalti. Nell’iniziativa del 17 febbraio rilanceremo il ruolo del sindacato nella contrattazione aziendale e territoriale per allargare tutele e diritti a chi ne è sprovvisto, a cominciare appunto dai lavoratori degli appalti”.

Sono oltre un milione i lavoratori degli appalti a livello nazionale, si stimano in alcune decine di migliaia nella nostra provincia e con la proposta di legge Cgil si chiedono tre cose per regolamentare il sistema e tutelare i lavoratori: garanzia dei trattamenti retributivi, contributivi e fiscali dei lavoratori impiegati negli appalti pubblici e privati; contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese; tutela dell’occupazione nei cambi di appalto. “E più di tutto – hanno aggiunto i sindacalisti modenesi – vogliamo il ripristino dell’effettività della responsabilità solidale dell’appaltante”.
La Cgil raccoglie la sfida del nuovo presidente della Regione Bonaccini sul Patto per il Lavoro, “che dovrà diventare anche un Patto per la Legalità – hanno ribadito Scacchetti, Zavatti e Ficcarelli, – poiché chiederemo di rafforzare alcuni temi che da anni vedono il sindacato impegnato in prima fila. Innanzitutto, lo stop agli appalti al massimo ribasso, ma anche l’unificazione delle stazioni appaltanti (almeno per distretto), il rafforzamento degli Osservatori provinciali (quello modenese rischia di chiudere per effetto dei tagli), l’utilizzo sociale dei beni sequestrati alle mafie (l’Emilia-Romagna è fra i primi posti a livello nazionale per beni sequestrati, con 448 beni sequestrati fra metà 2013-metà 2014).
La Cgil chiede inoltre un impegno concreto delle associazioni datoriali e dei professionisti sul versante della sensibilizzazione delle imprese associate, perché il contrasto agli appalti irregolari, al lavoro nero e allo sfruttamento dei lavoratori, e alle infiltrazioni illegali deve essere innanzitutto frutto di buone pratiche da parte di aziende committenti e imprese”.

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