L’inchiesta Aemilia che in questi giorni sta avendo un passaggio importante con la chiusura dell’indagine che vede più di 200 persone coinvolte in tutta la nostra regione, e in particolare la Bassa, in traffici di tipo mafioso ha lasciato una pesante eredità a finale Emilia. Qui infatti dal 28 gennaio, giorno degli arresti effettuati all’alba dai carabinieri, “La ricostruzione è ferma – ha spiegato questa mattina il sindaco Fernando Ferioli – non è stato più licenziato nessun atto dopo l’arresto del capo dell’Ufficio tecnico del Comune“, sospettato di abuso d’ufficio per i rapporti con gli imprenditori della Bianchini di San Felice sul Panaro,
“Tutto era in mano al capo dell’Ufficio tecnico e ora la ricostruzione deve essere ripensata totalmente – aggiunge il sindaco – l’Ufficio tecnico ha avuto due nuovi innesti con due architetti che gestiscono la situazione ma è tutto fermo, anche i tre grandi progetti per il recupero del Municipio, del teatro e per il campo sportivo, opere da 20 milioni di euro che ora stiamo ricontrollando e ripensando. Dopo quello che è successo non possiamo più permetterci inciampi, vogliamo che la ricostruzione vada liscia”.
Oggi Finale Emilia ha ancora “1000 abitazioni da ricostruire e un migliaio di cittadini fuori casa”, ricorda Ferioli, e nell’immediato pensare a una ripresa dell’attività amministrativa per la ricostruzione è difficile. Infatti, ci sono al lavoro i tre commissari mandati dal Prefetto a valutare se c’è stato o no il rischio di infiltrazioni o pressioni mafiose, “stanno valutando tutti gli atti licenziati da questa amministrazione dal 2011 – è stato spiegato – e hanno tre mesi di tempo rinnovabili di altri tre”. Facile prevedere che rimarranno almeno fino a dicembre, insomma.
E fino ad allora, la ricostruzione sarà in stand by. Dopo? “Vedremo cosa decideranno e come muoverci”, allarga le braccia il sindaco.