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Trivellazioni, ora si possono fare. Già pronte le richieste per l’area del cratere

da | Lug 15, 2015 | In Primo Piano, Mirandola, San Possidonio, Novi | 0 commenti

Uno degli ultimi atti del governatore di Vasco Errani è stato prevedere una sospensione a tutte le nuove autorizzazioni per trivellare territorio e mare emiliano, una misura cautelare varata dopo le rivelazioni del rapporto Ichese. Ma la sospensione è durata a malapena un anno. Tra i primi atti della Giunta Bonaccini quello di cancellare la sospensiva, e quindi permettere di valutare tutte le nuove richieste delle multinazionali di ricerca e stoccaggio di idrocarburi  In ballo ce ne sono tante, anche nell’area del cratere.

La giunta Bonaccini ha approvato lunedì scorso, 13 luglio, la delibera con cui si sbloccano le procedure congelate dal 2014 a oggi e si dà la possibilità a nuovi progetti di ricerca di essere presentati per la valutazione d’impatto ambientale. Allo stesso tempo, però, il provvedimento ribadisce il secco no della regione e del ministero al progetto di deposito gas di Rivara, già archiviato da tempo. Nella delibera, infatti, si conferma “la non fattibilità del progetto di stoccaggio gas nel sito di Rivara e quindi, in generale, dell’utilizzo dell’acquifero profondo di Rivara per qualsiasi finalità di stoccaggio”.

Lo stop alle trivelle, ricorda Repubblica, fu voluto in attesa dei “necessari approfondimenti a seguito delle conclusioni del rapporto Ichese”, che aveva escluso legami tra il sisma e “la maggior parte delle attività di produzione e stoccaggio di idrocarburi e di sfruttamento di risorse geotermiche della zona”, mentre aveva evidenziato che non era “esclusa, ma neanche provata, la possibilità che le attività di estrazione e reiniezione in essere presso il campo di Cavone abbiano contribuito a innescare l’attività sismica del 2012 in Emilia”. Per questo, la commissione Ichese formulò “raccomandazioni per una gestione ottimale delle attività di sfruttamento del sottosuolo”.

Nell’aprile 2014, la regione deliberò dunque la sospensione di ogni procedura di rilascio di permessi per attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio di idrocarburi in Emilia-Romagna, compresi i procedimenti avviati a livello statale. Allo stesso tempo, la Regione firmò l’intesa con il ministero dello sviluppo economico e la società Padana energia per trasformare l’impianto del Cavone vicino a Mirandola, visto appunto come possibile causa dell’innesco del sisma del 2012, in un laboratorio scientifico in cui studiare l’eventuale legame tra le attività di ricerca e stoccaggio gas e i terremoti. Lo studio è durato alcuni mesi (da aprile a luglio 2014) e ha messo nero su bianco che l’attività svolta nel Cavone, in particolare la reimmissione d’acqua nel sottosuolo, non ha innescato il sisma. “Non vi è alcuna ragione fisica- si leggeva nel rapporto- per sospettare che le variazioni di pressione agli ipocentri derivanti dalle attività di produzione e iniezione del campo di cavone abbiano innescato la sequenza del maggio 2012”.

I risultati dello studio sono stati assunti dal gruppo di lavoro istituito dal ministero, che nel novembre 2014 ha presentato le linee guida per il monitoraggio della sismicità e delle attività di coltivazione e stoccaggio gas. Il documento è stato trasmesso il 3 marzo scorso alla regione e prevede una “fase di prima applicazione su alcuni casi pilota”, tra cui il campo di Cavone a mirandola, la concessione di stoccaggio gas “Minerbio” e la concessione di coltivazione di risorse geotermiche “Casaglia”. Restano comunque vietate per legge attività più invasive, come il fracking.

 

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