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Domenica l’ingresso di mons. Castellucci nella diocesi di Modena e Nonantola

da | Set 7, 2015 | Nonantola | 0 commenti

Domenica 13 settembre mons. Erio Castellucci farà il suo ingresso nella diocesi di Modena e Nonantola, di cui sarà il nuovo vescovo. Di seguito il programma della giornata di insediamento, i dati della diocesi e lo stemma del nuovo vescovo.

IL PROGRAMMA
Alle ore 9 il vescovo sarà al Cimitero  Cittadino sulla tomba di mons. Lanfranchi; alle 9.30 l’incontro con il mondo  della Caritas a Porta Aperta; alle 10.30 al Policlinico, per un saluto  ai malati  e alle 11.30 al Monastero della Visitazione, l’incontro con le suore, nell’anno della Vita Consacrata.  Nel pomeriggio, alle 14.30 alla Città dei Ragazzi l’incontro con i giovani, alle 15.45 in Piazza Roma il saluto  delle autorità, dopo il  quale si recherà a piedi in Cattedrale, dove, alle 17 si svolgerà la liturgia di ingresso.
La giornata  si concluderà con un rinfresco nel cortile del Seminario. In quella domenica sono sospese le messe vespertine in tutte le parrocchie della Diocesi.
Lunedì 14 settembre  l’ingresso a Nonantola: alle ore 19  il saluto delle autorità cittadine e alle ore 20  la celebrazione eucaristica
La distribuzione dei  pass – ai parroci che li hanno prenotati – si svolgerà da lunedì 7 a giovedì 10 settembre, al Centro Famiglia di Nazareth, dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18.
Per informazioni, è sempre possibile contattare la Segreteria,  al  numero  059/2133883; mail segreteria@modena.chiesacattolica.it.
La cattedrale e la tensostruttura saranno accessibili alle sole persone munite di pass dalle ore 15 di domenica 13 settembre.  In Piazza Grande sarà inoltre allestito un maxischermo per quanti non troveranno posto in Cattedrale e nella tensostruttura. La celebrazione sarà trasmessa in diretta Tv e streaming.
Saranno presenti  all’ingresso  di mons. Erio Castellucci il Nunzio Apostolico mons. Adriano Bernardini, il vescovo rivarese di Forì-Bertinoro mons. Lino Pizzi, il vescovo  di Carpi mons. Francesco Cavina, da Parma mons. Enrico  Solmi, mons. Massimo Camisasca da Reggio  Emilia,  il vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi,  il vescovo  di Brescia mons. Luciano Monari, il vescovo emerito  di Ravenna- Cervia mons. Giuseppe Verucchi e il vescovo  emerito  di Ferrara mons. Paolo Rabitti, il vescovo emerito di Smirne  mons. Germano Bernardini. I rappresentanti delle Chiese cristiane: padre Constantin Totolici, Chiesa Ortodossa  rumena, padre Michel Charbonnier,  Chiesa Valdese-Metodista e aba Wolde Senbet, della Chiesa Copta.

I DATI DELLA DIOCESI
Don Erio Castellucci è il 101 vescovo di Modena e il 99° successore di S. Geminiano, il patrono della Diocesi. I confini di questa porzione della Chiesa cattolica coincidono con quelli amministrativi della provincia dove si trovano però anche la diocesi di Carpi e parti di quelle di Bologna (territorio di Castelfranco Emilia) e di Reggio (Sassuolo e Prignano). La superficie: complessiva e di 2089 kmq (Una striscia di territorio lunga e stretta, da Fiumalbo, sull’Alto Appennino modenese, a Finale Emilia, nella Bassa che confina con il Ferrarese). Gli abitanti della diocesi  superano i 515 mila: di questi quasi 480 mila sono battezzati, il 93 per cento della popolazione. Le comunità parrocchiali sono 243,articolate in 51 unità pastorali a loro volta ricomprese nei 13 Vicariati in cui è divisa la diocesi (4 in città, 5 in Appennino, 2 in pianura e 2 nella zona pedemontana) . I  sacerdoti diocesani sono 154, mentre quelli  extradiocesani impegnati in diocesi sono una ventina. Ad essi si aggiungono i 24 religiosi che prestano servizio diretto in parrocchia. I missionari modenesi sono 88:  37 ancora impegnati nelle zone più bisognose del mondo e 51 rientrati in Italia, presso le congregazioni religiose alle quali appartengono. I sacerdoti diocesani missionari sono due, attualmente presenti in Brasile, nello stato del Goias. I diaconi permanenti della chiesa modenese sono 74, mentre gli ordini e gli istituti  religiosi femminili sono 32: suddivisi in una cinquantina di case (due case generalizie sono a Modena) riuniscono complessivamente 268 religiose. Gli ordini religiosi maschili sono invece 11, suddivisi in una quindicina di sedi per un totale di 53 religiosi. Ai vari istituti religiosi si aggiungono 8 istituti secolari femminili e l’Ordo Virginum per un totale di 53 membri. I centri e gli uffici pastorali diocesani che aiutano e sostengono la presenza e la missione della chiesa modenese-nonantolana sono complessivamente 33. Tra le opere e gli enti vari attivi nell’arcidiocesi, si segnalano il Centro di Accoglienza Porta Aperta-Madonna del Murazzo, il centro Famiglia di Nazareth  che ospita il centro di Consulenza per la famiglia, l’ente diocesano per l’educazione ela salvezza della Gioventù “Città dei ragazzi”, la Fondazione di religione “Auxilium”, quella di “Gesù divino lavoratore (ex Onarmo) e la struttura S.Giovanni Battista nella zona dell’ospedale di Baggiovara. Le case ei centri di spiritualità sparsi sul territorio diocesano sono 13, mentre gli enti per la promozione umana sono 27. Le associazioni e i movimenti ecclesiali o di ispirazione cristiana sono un’ottantina, mentre oltre 50 le scuole (tra nidi, scuole d’infanzia, primarie e secondarie) gestite da enti religiosi o d’ispirazione cristiana. Dal maggio del 2012 la chiesa di Modena-Nonantola sta curando le ferite materiali e spirituali a seguito del sisma che ha duramente colpito la vita delle comunità parrocchiali della pianura e della Bassa modenese e che ha coinvolto oltre una trentina di parrocchie impegnate ora nel faticoso cammino della ricostruzione.

Stemma Mons. Erio Castellucci_colore_a

Lo stemma di mons. Castellucci

LO STEMMA
Lo scudo, dalla forma “sagomata”, è cosi araldicament<e descritto: Interzato in pergola. Nel primo: troncato fiammeggiato; in a): d’argento alla stella (8) d’azzurro, in b): di rosso pieno; nel secondo: d’azzurro, alla Croce di S. Geminiano d’argento; nel terzo: d’oro al pastorale sovrapposto alla lettera M diaprata e accollato dalla lettera S più piccola (monogramma di S. Mercuriale), il tutto di rosso.
Il motto: ADIUTORES GAUDII VESTRI, che è in lettere maiuscole lapidarie romane è caricato su di un cartiglio svolazzante al naturale e foderato di rosso. In punta allo scudo, è collocato il Pallio, insegna della Giurisdizione Metropolitana e segno di comunione con il Romano Pontefice. E’ rappresentato da un nastro di lana (bianca) circolare, con due pendenti: nella parte anteriore e posteriore, terminanti con due lingue di nero e caricato o “ornato” di crocette patenti sempre di nero.
Lo scudo, accollato ad una croce doppia d’oro gemmata d’azzurro, è timbrato da un cappello prelatizio (galero) di colore verde, dal quale pendono 20 (venti) fiocchi, (10 [dieci] per lato), dello stesso colore, disposti 1, 2, 3, 4. Gli ornamenti esteriori su descritti, in araldica indicano la dignità arcivescovile.
Interpretazione simbolico-teologica dello stemma
Lo stemma è contraddistinto da uno scudo interzato in pergola, cioè a forma di Y, ed è caratterizzato da simboli che rimandano al cuore delle Comunità cristiane forlivese e modenese. Per la prima la Madonna del Fuoco e san Mercuriale; per la seconda la Croce di san Geminiano. I metalli (oro e argento) e gli smalti (azzurro e rosso) compongono nei loro accostamenti i colori della città di Modena (oro e azzurro) e di quella di Forlì (argento e rosso). Il tutto è corredato dalle insegne proprie dell’Arcivescovo metropolita: il galero ovvero il cappello verde a tesa larga, con dieci fiocchi pendenti per lato, la croce a due traverse (dignità arcivescovile), il pallio e il cartiglio con il motto Adiutores gaudii vestri.
Motto: Adiutores gaudii vestri
Il motto scelto dal nuovo pastore di Modena-Nonantola, Collaboratori della vostra gioia, è tratto dalla seconda lettera di san Paolo ai Corinti (2 Cor. 2,24), ritenuta dall’arcivescovo eletto Erio come «una delle sintesi più riuscite del ministero». La lettera segue probabilmente momenti di forte tensione sorti fra i cristiani di Corinto e l’apostolo Paolo; il quale, evidenziando il fine del suo ministero e rafforzando paternamente il legame ecclesiale ritrovato, afferma: «Noi non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siate saldi».
Il versetto paolino e il motto ruotano attorno al tema della gioia, lo stesso che introduce le linee programmatiche per il cammino della Chiesa nei prossimi anni indicate da papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Gioia che consiste nella consapevolezza del cuore e della mente di sapersi amati da Dio: «il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto». Causa e protagonista principale di questa gioia è Dio-Comunione.
Primo  campo
Il primo campo dello scudo, troncato e fiammeggiato, è contraddistinto da una stella azzurra ad otto punte su fondo argento e rosso: nel suo insieme esprime simbolicamente l’immagine della Madonna del fuoco, patrona della diocesi di Forlì-Bertinoro. Nel febbraio 1428 scampò miracolosamente al devastante incendio che distrusse completamente la scuola in cui era esposta. La stella azzurra a otto punte è uno dei simboli caratterizzanti l’iconografia mariana. Di derivazione astronomica, esso evoca il pianeta Venere, l’astro più luminoso che precede il sorgere del sole. La consuetudine di raffigurare Venere come una stella a otto punte deriva dalla sua intensa luminosità che con il ciclo delle sue fasi corrispondenti a otto anni terrestri era facilmente associabile al numero 8, simbolo sacro dell’infinito e del femminino. Il cristianesimo reinterpreterà il simbolismo femminile del pianeta Venere facendone un attributo tipicamente mariano. Come il pianeta venere precede e annuncia al termine della notte il sorgere del Sole, così Maria precede e permette l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, Sole di Giustizia.
Il riferimento al disastroso incendio dal quale risultò emergere intatta l’immagine di Maria con il Bambino è rappresentato dal rosso fiammeggiante. Il colore rosso, simbolo di gioia, forza e passione, con il cristianesimo evocherà il sangue versato di Cristo e quindi l’amore gratuito di Dio fatto uomo per l’umanità. La fiamma evoca anche lo Spirito Santo disceso su Maria e gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, inaugurando così l’attività missionaria della Chiesa.
Secondo campo
Sul secondo campo, d’azzurro, campeggia la croce di san Geminiano vescovo di Modena. L’azzurro è un inequivocabile rimando agli spazi smisurati del cielo e proprio per la sua origine celeste nel linguaggio religioso di ogni tempo richiama Dio stesso e i desideri più alti dell’uomo. Per l’uomo biblico Dio è il suo cielo, colui che è in grado di adempiere le sue nostalgie e aspirazioni più autentiche. Il cielo rappresenta Dio e in Gesù il Cielo si fa definitivamente prossimo ad ogni uomo manifestando se stesso come Amore stabile e crocefisso. Sulla croce Cristo si lascia inghiottire dall’abisso oscuro della morte per poi uscirne vittorioso nel giorno della resurrezione. La Croce di san Geminiano richiama la figura e l’azione pastorale del santo vescovo di Modena Geminiano vissuto tra il 343 e il 395 d.C. e riproduce una delle due rinvenute nel 1955 nella tomba del santo Patrono; un’ipotesi suggestiva le riconduce all’abito liturgico posto da Matilde di Canossa sulle reliquie di san Geminiano durante le ricognizioni avvenute nell’anno 1106.
Terzo campo
Il terzo campo è contraddistinto dall’ oro sul quale campeggia il monogramma del vescovo forlivese san Mercuriale. L’oro è il metallo araldico che richiama la regalità. Esso esprime insieme l’inaccessibilità e la gloria di Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. L’oro richiama il fulgore della luce che inaugurò l’evento della creazione (Gn 1,1-4) ma anche quella salvifica che è Cristo stesso: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
Il monogramma di san Mercuriale (SM di rosso) è contraddistinto dal pastorale episcopale e riprende quello riscontabile su un capitello del chiostro cinquecentesco adiacente all’omonima basilica.
Lo stemma di  mons. Elio Castellucci, Arcivescovo Metropolita di Modena – Nonantola è stato ideato, disegnato e blasonato dal grafico araldista Giuseppe Quattrociocchi (www.gqaraldica.it), mentre l’esegesi teologica è stata realizzata da Roberto Ranieri.

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