Benvenuti nell’archivio di sulpanaro.net
Qui sono disponibili tutti gli articoli pubblicati del nostro quotidiano dal 1/1/2015 al 30/6/2020
Tutti gli articoli successivi al 30/6/2020 sono disponibili direttamente sul nostro quotidiano sulpanaro.net

L’asse Renzi – Marchionne

da | Ott 14, 2015 | Editoriale | 0 commenti

E’ certo. Matteo Renzi ha un particolare feeling con la nostra bella terra padana. In altra epoca ci sarebbe stato di che preoccuparsi: un tentativo di invasione da parte del Granducato di Toscana?

Fortunatamente oggi si occupano i territori a suon di cotechini, formaggi e bottiglie di Lambrusco.

Matteo Renzi è venuto a portare una voce di conforto ai terremotati della bassa modenese. Ha addirittura incontrato il Presidente francese Hollande a Modena rincuorato dalle delizie culinarie di uno dei più blasonati chef del mondo, il modenese Massimo Bottura.

Un certo feeling pare avercelo anche con Sergio Marchionne, amministratore delegato di FIAT. Alcuni giorni fa, infatti, è stato visto sgattaiolare dalla porta di servizio del Mef, il Museo Enzo Ferrari, invitato dall’amico Marchionne con la presenza del Presidente di FIAT John Elkann.

Ma cosa ci faceva Renzi al Mef?

Dopo il recente meeting newyorkese con i responsabili del fondo investimenti Blackrock, Renzi ha pensato di non fare un torto a mister Byron Trott, multimiliardario americano, fondatore della Bdt, banca d’affari di Chicago, che ha organizzato l’assemblea annuale della sua banca al Mef di Modena.

Nell’occasione il premier ha incontrato alcuni ricchi investitori stranieri che lavorano con Bdt. Tra loro, gli Agnelli.

Agli “antirenziani” va precisato che il premier è coerente con la sua filosofia del “rapporto personale e diretto con gli industriali che contano”. Un modo per ottenere accordi con la grande industria, in tempi brevi, senza dover passare attraverso le lungaggini dell’organizzazione che la rappresenta: Confindustria.

Uno stile anticipato da colui che viene considerato il “padre putativo” di Renzi, Silvio Berlusconi, con l’unica differenza, si spera, di non fermarsi agli interessi personali, ma di puntare a strategie di lungo termine per il benessere del Paese.

Lo scenario che si ipotizza, e che si spera, vede il premier “tessere” i fili dei rapporti con chi può investire in Italia, preparando loro il terreno adatto dal punto di vista fiscale, con il già annunciato taglio dell’Ires a partire dal 2016. Forte anche di un Jobs act, che se ha scontentato le organizzazioni sindacali dei lavoratori, ha avuto invece un plauso da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, disposto a perdonare al giovane premier ogni atteggiamento poco rispettoso dei cerimoniali di Confindustria.

Approccio confermato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti: “abbiamo bisogno di una contrattazione più vicina alle imprese, al territorio, più caricata dal punto di vista della produttività. Noi aspettiamo, ma non potremo aspettare in eterno: o le parti sociali trovano un modo per far ripartire questo confronto e produrre una intesa oppure il governo si prenderà la propria responsabilità, cercando di interpretare l’interesse generale del Paese”.

Già le responsabilità. Come quella di isolare il sindaco di Roma, Ignazio Marino, reo di avere messo mano alle leve “oscure” del potere capitolino. Come quella di promettere tagli alla spesa pubblica, aumentandola di fatto alla voce “vitalizi per deputati e senatori” e tagliandola alla voce “sanità”. Manovre che nemmeno nella prima repubblica avrebbero mai osato fare.

Andrea Lodi (redazione.economia@sulpanaro.net)

Condividi su: