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Medolla, le maestre studiano Whatsapp – L’INTERVISTA

da | Ago 17, 2016 | Medolla, Scuola | 0 commenti

Un po’ di diffidenza  su Facebook, mentre Whatsapp è usato con più fiducia anche se a volte i gruppi diventano caotici e petulanti. Sono i social network usati da insegnanti e i genitori.  Devono interloquire e le vecchie circolari non bastano più: ormai spesso le comunicazioni passano dai social network.
Per non restarne vittima e gestirli al meglio c’è il progetto Alfa 2.0, finanziato dall’Associazione Scuola Viva di Medolla, realizzato fino a ottobre nello spazio del centro di formazione della salute e del benessere Esprit di Mirandola di Margherita Vizio. Lo seguono le  14 insegnanti dei bambini da 3 ai 6 anni della scuola di Medolla, più una dozzina di auditrici da altri Comuni. «Sui social la scuola deve entrare con la sua virtù, anche perché  – argomenta Michele Vanzini, consulente psico-pedagogico del progetto – si abbassa velocemente l’età cui i bimbi vi hanno accesso».

Nei gruppi Whatsapp è facile scadere nei fraintendimenti, nei processi sommari, nella logica del branco. E che dire della ridondanza dei messaggi, nel ripetersi di chat tutte uguali,  di chi scrive anche di notte? Bisogna padroneggiare questi strumenti per non restarne vittima. Come? «Le insegnanti  – prosegue Vanzini – possono creare loro per prime gruppi di Whatsapp in cui declinano le regole di contenuto e di merito: sobrietà, rispetto, pertinenza dei temi trattati. Spieghiamo come gestire scontri e polemiche e capire i pericoli dei social».

Maestre più preparate anche  per aumentare la partecipazione delle famiglie alla vita scolastica, perché, chiude il formatore, «la scuola non è un parcheggio, ma deve essere un luogo accogliente e partecipato». E vale per tutti: insegnanti, genitori, ragazzi.

 

L’intervista alla preside

“La scuola educa anche alle relazioni”

“Il progetto nasce dalla consapevolezza profonda che gli aspetti relazionali e di presa in carico dei giovani sono alla base dell’insegnamento, soprattutto in questo momento, caratterizzato da difficoltà nello sviluppo relazionale segnalate dai ragazzi  stessi. Mancano comuni punti di riferimento educativi e valoriali. Gli insegnanti devono essere consci del proprio ruolo educativo». Raffaela Pellacani, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Concordia, e reggente di quello di San Prospero e Medolla, ha voluto il progetto Alfa 2.0.

Perché interventi su bimbi così piccoli?

«Perché i bambini più grandi hanno già schemi e dinamiche strutturati e i genitori sono più disponibili verso la scuola e gli insegnanti quando i figli sono piccoli».

E’ importante che mamma e papà collaborino?

«Moltissimo. Le insegnanti possono lavorare bene, ma se i ragazzi non trovano lo stesso orientamento a casa non si generalizzano i comportamenti e prevalgono quei modelli competitivi, di esclusione e non integrazione che creano problemi. E’ meglio intervenire prima che diventino vere e proprie emergenze relazionali».

Perché i social network?

«Il recupero delle relazioni coi genitori va fatto in maniera diretta, sburocratizzando gli incontri e affrontando, invece, temi educativi di comune interesse. I social media sono attualmente uno strumento di comunicazione dominante, li dobbiamo conoscere anche noi operatori e utilizzarli in modo “virtuoso” per veicolare contenuti significativi, elaborati attraverso il confronto e la mediazione”.

 

 

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