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Cavezzo, Mekanica Draghetti va alla conquista di nuovi mercati in Europa

da | Dic 13, 2016 | Cavezzo | 0 commenti

didascalia-gianni-draghettiDal Comune di Cavezzo riceviamo e volentieri pubblichiamo

“Ne abbiamo trovato un altro, d’imprenditore cavezzese, che, quotidianamente, porta a spasso per l’Europa il nome del suo Paese. E’ Gianni Draghetti, 64 anni, socio al 50% con il figlio Luca 43enne (suo il restante 50%), della ‘Mekanica Draghetti’.

Lui, Gianni, ‘appena’ 42 anni nel comparto della meccanica, è il ‘Padre fondatore’ dell’azienda nata nel 2006, con sede in via dell’Artigianato n. 29. In rapida ascesa con la conquista di nuovi mercati in Europa, e capace anche di lasciarsi alle spalle il sisma del 2012. Grazie, non ai soldi della Regione, ma a quei risparmi che il fondatore aveva messo da parte e ha reinvestito nella società. Dando un futuro alla stessa, al figlio socio, oltre a tutte le famiglie dei lavoratori. E basterebbe già questo per farsi un’idea dell’uomo… noi ci abbiamo anche aggiunto questo faccia a faccia.

Tutto è cominciato in quel lontano 2006, con l’insediamento realizzato all’interno di un immobile di proprietà di Gianni.

«Già, era mio. Che ho puntualmente ristrutturato all’epoca. E, si badi bene, in alcune parti, sistemato in modo antisismico. Oggi l’azienda occupa una superficie di 1500 metri quadrati circa. Dà lavoro a quattordici dipendenti, oltre a me e a mio figlio come soci».

Due i comparti nei quali è attiva.

«Con le lavorazioni meccaniche di precisione nei settori dell’automotive, del packaging, della difesa.

I pezzi prodotti a Cavezzo sono quindi, per esempio, dei cilindri idraulici nell’automotive, componenti per macchine per imballaggi e stampaggi, infissi.

O dei particolari in fibra di carbonio, come componenti di una scocca.

Il secondo è il settore marino e nautico.

Con prodotti come gli stabilizzatori di assetto per yacht per migliorare la navigazione e la stabilità dell’imbarcazione durante il tragitto (come delle pale, per esempio).

Alla ‘Mekanica Draghetti’ lavoriamo vari materiali: il titanio, l’acciaio inox, l’alluminio, le materie plastiche, i materiali ferrosi».

Tutte reperite sul mercato italiano.

«Sì. Altra peculiarità il fatto che, a parte il settore amministrativo della ditta – spiega Gianni Draghetti – gli altri dipendenti sono impegnati nella lavorazione con le macchine. Ruolo chiave quello degli ingegneri nel campo della progettazione, del collaudo e del controllo qualità. Da evidenziare anche il fatto che ogni operatore si programmi la macchina operativa da solo, sia l’hardware, sia il software».

I mercati attuali.

«Quello italiano, in primis, per conto terzi. Quello ‘tricolore’ ed estero per il comparto navale. Oltre confine i nostri prodotti ‘Made in Cavezzo’ finiscono in Germania, nei Paesi scandinavi, in Grecia, in Francia».

Prevalentemente, oggi, estero ‘Draghetti’ è sinonimo di Europa. Vedi anche la partecipazione alle fiere.

«Siamo presenti al Seatec, al Salone nautico di Genova, qua in collaborazione con un’azienda tedesca, ma soprattutto al Mets di Amsterdam, in terra d’Olanda».

Giova ricordare la partnership lavorativa, vedi Genova, tra la ‘Mekanica Draghetti’ e la tedesca ‘B֟öning Automationstechnologie’. Mercato d’interesse futuro? Certamente Dubai e il mondo che gli ruota intorno. Sul fronte del fatturato l’azienda di Cavezzo, nel 2015, ha raggiunto quota 1 milione e 300 mila euro.

Il sisma del 2012, invece, non è un capitolo ancora chiuso. Con le relative note dolenti.

 «Abbiamo chiuso per 45 giorni. L’obiettivo – finisce Gianni Draghetti – era salvare il salvabile, inizialmente. Mettere, poi, in sicurezza il capannone. Come? Rispettando le normative vigenti nel 2012. I danni subiti sono stati di alcune centinaia di migliaia di euro. E si è intervenuti sull’esistente solo dopo aver anche preso atto come la delocalizzazione fosse un problema. Irrisolvibile. Per ragioni di tempo, d’individuazione di aree, di trasferimento logistico. Le commesse non potevano certo aspettare tanto…».

Il post terremoto, fino ai giorni nostri, è sintetizzabile nelle parole del figlio Luca: «A distanza di quasi cinque anni, nell’agosto scorso, quando mio padre era in ferie, la Regione Emilia Romagna, (‘Mekanica Draghetti’ è all’interno del ‘Piano Sfinge’) ci ha telefonato per dirci: ‘Qua c’è il 30% di stanziamento: prendere o lasciare’? Ovvio che abbiamo detto di sì, ma non è giusto…Soprattutto, perché noi, chi siamo rispetto alle aziende che hanno ottenuto un risarcimento maggiore»?

Quesito legittimo, al quale potrebbe rispondere il presidente della Regione Bonaccini che la realtà la conosce bene, avendola visitata.

«Perché restare a Cavezzo? E’ qui – conclude Luca Draghetti – il cuore pulsante della meccanica. Da noi vi è un’invidiabile rete d’impresa. Che, in altre parti del pianeta, non sanno neppure che cosa sia. Costituita da quelle piccole, piccolissime, medie imprese che sono tutte specializzate nel realizzare qualcosa di specifico. E che poi sono la spina dorsale dell’Italia che lavora e produce»”.

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