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Presunto razzismo in discoteca, nuove denunce: si apre un’indagine

da | Gen 17, 2017 | Mirandola, Cavezzo | 0 commenti

Il giovane cavezzese ex studente del Luosi che ha denunciato un presunto episodio di razzismo in una discoteca modenese, dove sarebbe stato invitato a entrare da una porta separata da quella usata da tutti perchè ha la pelle nera, ha fatto denuncia alla polizia per l’accaduto. E, secondo quanto si apprende, almeno altri due ragazzi avrebbero in passato ricevuto lo stesso trattamento: si tratta di altri due giovani di colore, Jeffrey Malvin Owusu Boateng. E da un terzo, Joshua Wagan., che ieri su Facebook hanno rilanciato la stessa accus anei confronti della discoteca.

Abi Zar

Abi Zar

“Oggi a denunciare non ero solo – racconta Abi Zar, questo il nome del giovane –  e questa è l’ennesima conferma che malintesi non ce ne sono stati. Il ragazzo in questione nemmeno lo conoscevo prima di questo episodio ed io in questo locale non c’ero mai stato.
Ribadisco che il tutto è successo prima ancora che mi fosse chiesto la carta d’identità, se ero in lista, in tavolo o se volevo entrare diversamente. Niente.
Noi ci continuamo a mettere la faccia, i testimoni anche, mentre le spiegazioni continuano a non arrivare”.

 

Sulla pagina Facebook del locale rimane la spiegazione del 14 gennaio, appena arrivata la prima denuncia pubblica:

 

“Scriviamo il presente messaggio perché mossi dalla polemica che abbiamo visto prendere toni sempre più accesi sui social in queste ultime ore. In altri casi avremmo preferito lasciar perdere per non dare ulteriore adito a delle voci che sono faziose e infondate, ma data la gravità delle imputazioni e la nostra totale estraneità e infondatezza intendiamo chiarire la nostra posizione una volta per tutte: ci riferiamo, ovviamente alle assurde accuse di razzismo verso la nostra struttura.

(Abbiamo) sempre avuto due principi fondamentali: il primo – la creazione di un ambiente accogliente e divertente per un pubblico universitario trasversale, e abbiamo sempre puntato a includere piuttosto che a escludere; e secondo ma non meno importante – il rispetto verso ogni persona e cliente e, come molti nostri amici, collaboratori e clienti abituali possono confermare, qualsiasi sia la sua provenienza o etnia, come è evidente anche dalle foto del locale, accessibili online.

Siamo quindi sorpresi da un’accusa che non ha senso, è grave e ci offende per l’impegno professionale che mettiamo in questo lavoro e in questa organizzazione da anni, accusa nata probabilmente da una molto più comune incomprensione all’ingresso del locale.

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