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“Serve tempo almeno fino al 2020”. La Regione Emilia-Romagna ricalibra i tempi e mette da parte i trionfalismi: la ricostruzione non è finita. Siamo a metà strada (Ricostruzione, terminata o molto avanti in 29 Comuni) e serve altro tempo. Almeno altri tre anni, appunto. È questa la richiesta di proroga dello stato di emergenza avanzata al Governo, e se verrà accettata la Bassa si troverà nella surreale situazione di essere considerata da Roma perfettamente in grado di accogliere i richiedenti asilo (visto che è scaduta l’esenzione all’obbligo di accoglienza in quanto non più considerata realtà terremotata), ma allo stesso tempo bisognosa di essere considerata in piena emergenza per altri tre anni per ricostruire. Paradossi all’italiana.

Come cambiano le ordinanze

I comuni colpiti dal sisma 2012 potranno valutare domande tardive per le domande di contributo per edifici all’interno di Umi (unità minime d’intervento). Lo ha stabilito il Comitato istituzionale per il terremoto, che si è riunito qualche giorno fa a Bologna. Inoltre, entro il 2017 si concluderà il deposito dei progetti per gli edifici residenziali privati, già completato lo scorso anno per quelli produttivi e agricoli. Mentre per le imprese il termine per la fine lavori degli interventi delle pratiche delle attività produttive, sarà prorogata al 30 giugno 2018 e la rendicontazione sarà spostata al 15 ottobre 2018. Per il settore agricoltura il termine del 28 febbraio 2018, previsto per la domanda di erogazione del saldo degli interventi effettuati, è prorogato al 30 giugno 2018 solo per i beneficiari che quando uscirà l’ordinanza non abbiano le autorizzazioni obbligatorie necessarie.

Secondo una nota della Regione Emilia-Romagna, per 29 comuni, su un totale di 59, le attività di ricostruzione sono terminate o in uno stato di avanzamento molto elevato, tanto da essere compatibili con le attività ordinarie delle amministrazioni locali. In essi, afferma la nota, “si continuerà a fare ciò che serve ma attraverso procedure che tornano a essere quelle abituali e gli sforzi si concentreranno nei restanti 30 comuni, che presentano ancora problematiche di una certa consistenza e complessità”.

“La proposta di restringimento del cratere – continua la nota – (che dovrà essere recepita dal Governo), in continuità con quanto fatto nel 2016, arriva dopo aver tracciato una fotografia esatta di quanto fatto, e di quanto resta da fare, per la quale è stata realizzata una valutazione dello stato di attuazione della ricostruzione analizzando i dati dell’avanzamento lavori al 30 giugno 2017. Questo passaggio si affianca alle richieste al Governo – così da poterle inserire nella legge di stabilità 2018 – relative alla proroga di 2 anni (al 31 dicembre 2020) dello stato di emergenza, alle risorse per la ricostruzione pubblica, alla proroga dell’autorizzazione per l’assunzione del personale, alla sospensione mutui degli Enti locali colpiti dal sisma 2012 e ai lavoratori interinali. Oltre a quella privata, abitazioni e imprese, nelle nuove rilevazioni si è tenuto conto, rispetto ad un analogo monitoraggio dello scorso anno, anche dell’impegno per la ricostruzione pubblica e della complessità degli interventi nei centri storici colpiti dal sisma”.

Secondo la Regione, dopo il dimezzamento, continuerebbero a essere compresi nel cratere 15 comuni del modenese, 6 del ferrarese, 5 del reggiano e 4 del bolognese.

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