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Crisi frutta estiva, aumentate le quantità da ritirare

da | Ago 28, 2017 | Economia, Lavoro, Agricoltura | 0 commenti

Saranno 8.640 le tonnellate di pesche e nettarine che potranno essere ritirate dal mercato per sostenere i produttori e fronteggiare la crisi del settore. Lo rende noto un comunicato della Regione Emilia-Romagna. Il provvedimento è frutto del regolamento d’urgenza, che sarà pubblicato il prossimo 9 settembre ma ha un effetto retroattivo al 3 agosto, approvato dalla Commissione europea per un aumento dei plafond di Italia, Spagna e Grecia per pesche e nettarine pari a 3 volte i quantitativi attualmente previsti dal regolamento vigente e legato all’embargo russo.

La decisione europea si traduce per l’Italia in un incremento di 4.760 tonnellate di prodotto. Il plafond di ritiro previsto inizialmente dal regolamento Ue era infatti di 2.350 tonnellate. A questo quantitativo il ministero ha aggiunto, nelle settimane scorse, una riserva di 1.500 tonnellate. Con il nuovo regolamento europeo vengono triplicati i plafond del precedente, che per l’Italia significa passare dalle 2.380 tonnellate (già utilizzate) a 7.140, quindi con una possibilità di ritiro aggiuntiva di 4.760. Se si aggiunge anche la riserva concessa dal ministero di 1.500, in tutto potranno essere ritirate fino a 8.640 tonnellate. 

“Accogliamo con grande soddisfazione la decisione europea – ha commentato Simona Caselli, assessora all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna – che ha recepito in pieno la sollecitazione che avevano avanzato nell’agosto scorso il ministero e la rete Areflh (l’associazione delle regioni e dei produttori ortofrutticoli europei, presieduta dalla stessa Caselli, cui aderiscono le principali realtà produttrici di frutta ed ortaggi di sei paesi). Si tratta di un provvedimento fondamentale per i produttori, che conferma come un’azione congiunta e rapida di tutte le istituzioni possa portare a risultati tempestivi e importanti. Il provvedimento rappresenta una boccata d’ossigeno per un settore già duramente provato dalle difficili condizioni climatiche e ambientali di questa torrida estate”.

I quantitativi di prodotto ritirati dal mercato, per i quali la Commissione europea riconosce agli agricoltori un prezzo stabilito dal regolamento che copre i costi di produzione, vengono destinati in larga parte alla beneficienza (enti caritativi e associazioni) e alla realizzazione di prodotti di distilleria.

La crisi del mercato di pesche e nettarine risente in modo particolare dell’”embargo russo” imposto dal 2014. La riduzione delle esportazioni e un andamento produttivo fortemente influenzato da caldo e siccità, con produzione di frutti di piccole dimensioni e una maturazione anticipata e diffusa, ha determinato una crisi dei prezzi e l’esaurimento, già al 31 luglio, delle quote di ritiro previste dal regolamento europeo. 

Sulla questione è intervenuta anche Fruitimprese Emilia-Romagna, l’associazione che riunisce le grandi imprese private commerciali dell’ortofrutta della regione, che ha affidato al suo presidente Giancarlo Minguzzi un commento sulla vicenda: “È fin troppo semplice comunicare che le quantità di pesche e nettarine che ci sono state assegnate con questo ritiro straordinario è di 7mila tonnellate quando alla Spagna ne sono state accordate quasi 20mila. Viene da pensare che siamo stati penalizzati”. 

“La crisi del mercato delle drupacee – prosegue Minguzzi – pesche e nettarine in particolare, è la conseguenza innanzitutto di produzioni impossibili da controllare sia in Italia che nel resto del Sud Europa. In secondo luogo non possiamo ignorare le quantità di prodotto magrebino (in particolare Marocco) che entrano sul mercato europeo ‘patentate’ come spagnole”.

Sulla frutta estiva pesano le variabili del clima e la competizione commerciale tra i paesi produttori del Mediterraneo, oltre che il calo dei consumi. “Sia per pesche e nettarine – conclude Minguzzi – che per le albicocche –  un frutto sempre più apprezzato per la facilità con cui lo si può mangiare – vale un solo criterio: qualità innanzitutto.  Bisogna abbandonare le varietà produttive ma di scarsa qualità e puntare invece sulle tipologie più gustose. E bisogna togliere dal mercato le pezzature più piccole, specie in annate di crisi come questa. Va evidenziato infine come stia, invece, migliorando la qualità delle produzioni italiane, specialmente in Emilia-Romagna, grazie al grande lavoro di imprese agricole, Organizzazione di produttori e Regione”.

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