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“Comportamenti inopportuni” in spiaggia, ragazze rimproverate. La presidente di Arcigay: “E’ omofobia”

da | Ago 23, 2017 | Al mare | 0 commenti

Omofobia. Non usa giri di parole Manuela Macario, la presidente di Arcigay Ferrara che  è rimasta vittima di uno spiacevole episodio a Lido di Spina. “Comportamenti inopportuni” è l’accusa che hanno rivolto loro i gestori dello stabilimento dove la donna si trovava con le amiche l’altro giorno.

Da tutta Italia ora arrivano manifestazioni di solidarietà per quanto accaduto, che riportiamo con le parole di denuncia della stessa Macario.

UN GIORNO DI ORDINARIA OMOFOBIA
Questa è un’estate strana, da Nord a Sud il Paese sembra improvvisamente attraversato da un rigurgito allarmante di xenofobia, intolleranza, omofobia, razzismo. Se non sono i migranti sono i gay, se non sono i gay sono i disabili. Le notizie si rincorrono, gli episodi si moltiplicano, i commentatori da social si sbizzarriscono. Non dovrei stupirmi pertanto se anche io, in un ordinario lunedì di fine estate, mi ritrovo vittima dell’ennesimo episodio di discriminazione. Eppure, nonostante il mio attivismo, nonostante il ruolo che ricopro, nonostante la mia da sempre affermata omosessualità, in 45 anni di vita è la prima volta che mi capita una vicenda così amara e sconcertante. 
Sono da sempre cliente affezionata e abituale del Bagno La Baia di Maui del Lido di Spina. Lo sono da prima che gli attuali proprietari lo prendessero in gestione, ormai una decina di anni fa, forse più. Mi è sempre piaciuto andare lì, la spiaggia dei cani sotto l’ombrellone con i loro padroni, dei surfisti, del chioschetto sulla spiaggia dove aspettare il tramonto, dei tanti amici che con me, da sempre, si fanno cullare dalle nostre abitudini. Con Alessia, Luca e Simone, soci e gestori della Baia (come viene chiamata) ho sempre avuto un rapporto di stima, quasi amicizia, quel genere di rapporto per il quale quando inizia una nuova stagione marittima, ti fa piacere fare due chiacchere con i titolari e quando finisce, ti sembra di avere quel pizzico di nostalgia che si dissolve nella certezza che arriverà una nuova estate per rivedersi ancora. Perché ci sono luoghi del cuore, nei quali si ha sempre voglia di tornare. E’ così è stato ieri, 21 agosto. In una azzurra giornata estiva non potevo immaginare che fosse proprio questo luogo a “tradirmi”. Non ho fatto in tempo ad avvicinarmi alla cassa che la titolare, con aria imbarazzata, mi ha chiamato in disparte per dirmi che alcuni clienti si erano lamentati di comportamenti inopportuni tenuti in spiaggia da me e dalle le “ragazze che stanno con me”.

COMPORTAMENTI INOPPORTUNI?! QUALE GENERE DI COMPORTAMENTI INOPPORTUNI?! Questa è stata la domanda che mi è venuta spontanea fare! Avevo bisogno che quella espressione del viso che avevo davanti ai miei occhi, con quel mix di imbarazzo, costernazione e sottile indignazione, mi desse delle risposte precise. E invece da quel momento è stato solo un susseguirsi di allusivi riferimenti da parte della titolare e di esplicite e incalzanti richieste da parte mia. Frasi come “cose che in spiaggia non si fanno” aprono un ventaglio di possibilità nelle quali smarrirsi. Perché il confine tra quello che è lecito fare e non fare è dettato si dal buon senso, è dettato altresì da un codice di comportamento scritto e non scritto che cambia e si adatta con i cambiamenti della società. E cosa mai abbiamo potuto fare “ io e le ragazze che stanno con me” di così inopportuno da scomodare la quiete di qualche cliente? E quale cliente, chi? Non si sa, perché la titolare ci ha tenuto a dirmi che “ si dice il peccato ma non il peccatore”. Ma come? Mi si muovono accuse calunniose, si allude ad atti osceni in luogo pubblico e non mi dici chi sia stato a fare queste rimostranze?! Dopo vent’anni di onorato lettino al sole, nel quale l’atto più osceno è girarsi e rigirarsi come una cotoletta per garantire un’abbronzatura da far schiattare i colleghi a settembre. A meno che non sia osceno che due donne si tengano per mano. A meno che non sia osceno un bacio, ma cosa c’è di osceno in “un apostrofo rosa tra la parola t’amo”?

A meno che quel bacio saffico non sia considerato inopportuno, a meno che mani che si sfiorano non siano considerate “peccaminose”, non saprei dare risposta all’umiliante affermazione priva di concreti contenuti fattami dai proprietari della Baia. Le cui allusioni al mio e delle mie amiche orientamento sessuale e affettivo erano più che sottointese, testimone indignata di questa umiliante conversazione una mia cara amica ETEROSESSUALE, anche lei cliente affezionata, anche lei con la mia stessa premura di capire non tanto cosa fosse stato riferito ai titolari (perché “quante malignità si inventa la gente, che brutta cosa la calunnia” citando Opzetek in Mine Vaganti), ma di comprendere come questi ragazzi, che mi conoscono da più di dieci anni, che hanno sempre avuto rispetto per me come io per loro, possano aver dato credito alle parole di qualcuno senza nemmeno chiedergli nei dettagli cosa fossero questi comportamenti inopportuni. Ma se le stesse affermazioni fossero state fatte su una coppia adulta eterosessuale, una delle tante coppie di professionisti miei coetanei che da sempre vedo alla Baia, Alessia, Luca e Simone li avrebbero presi da parte con aria costernata per metterli al corrente di tali rimostranze? Non avrebbero cercato in tutti i modi di approfondire il concetto di comportamenti inopportuni? Non avrebbero escluso a priori dalla loro mente la possibilità che clienti seri e stimati potessero davvero essere soggetti attivi di comportamenti non consoni al buon costume e al vivere civile? Perché se tale calunnia viene rivolta a me, si sentono invece in dovere di farmelo presente, senza nemmeno sapermi dire con precisione quali siano questi comportamenti, condendo il mio stupore con una frase del tipo “io non c’ero in spiaggia e non ho visto, se mi riferiscono certe cose è giusto dirle”. Ma cosa è giusto???? Dare per scontato che un gruppo di donne lesbiche possano fare cose inopportune???? E’ giusto offendermi con tali supposizioni? E’ giusto mettermi al corrente con quella faccia di chi dice “ te lo dico così magari la prossima volta cercate di essere più discrete”? 
Nulla di tutta questa vicenda è giusto. Non è giusto che qualcuno nel 2017 ci si permetta di calunniare e diffamare persone stimate e oneste, non è giusto che per la prima volta in 45 anni mi senta trattata come una cliente di serie b, una di quelle alle quali puoi dire senza colpo ferire che “non c’è alcuna spiegazione da dare e che si è fatto solo ciò che era giusto fare, così come faresti con il cliente il cui cane fa la pipì dove non dovrebbe farla (!!!!). Ma dove è il rispetto, dove la stima, dove quell’attenzione verso il cliente? O devo pensare che è più importante il cliente che viene a lamentarsi di me? 
Ho chiamato, in preda alla rabbia la migliore amica, le ho raccontato tutto e lei a sua volta ha raccontato tutto al marito e alla figlia di sei anni, la quale con l’innocenza che solo i bambini sanno avere, ha affermato “se questi signori erano così infastiditi perché le guardavano?”. Ecco, confido in voi che oggi siete bambini e domani sarete grandi come me. Noi abbiamo fallito, questo non è il mondo migliore che sognavo e per cui ho lottato tanto. Ma continuerò a lottare, graffiandomi la pelle e spezzandomi le ossa per voi bambini di oggi. Perché nessuno di voi mai più si debba vergognare di ciò che è e debba subire certe umiliazioni.

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