Altri due dipinti si aggiungono a quelli già identificati dalla studiosa Simonetta Calzolari come provenienti dalla dispersa collezione che i Pico avevano creato a Mirandola nel corso del ‘600 e che era in un’ala del castello chiamata la Galleria Nuova. Questa volta si tratta di due quadri di piccole dimensioni (33x28cm) raffiguranti ciascuno due bambini abbracciati e sono opera dell’artista modenese Bartolomeo Schedoni (1578-1615), la scoperta è interessante perchè i due dipinti facevano parte del patrimonio di Alessandro I Pico.
“Le raccolte artistiche di Alessandro I sono citate in un inventario del 1650, poi a parte i dipinti di grandi dimensioni finiti al Palazzo ducale di Mantova e molto conosciuti, non se ne è più saputo nulla. Studiando le raccolte del principe Eugenio di Savoia alla Sabauda (il principe aveva acquistato alcuni quadri dei Pico) ritrovavo sempre questi due dipinti dello Schedoni indicati come di provenienza modenese ma non se ne sapeva niente altro” spiega la Calzolari raccontando la sua intuizione da studiosa. “Ho riesaminato l’inventario dei beni di Alessandro I del 1650 e ho trovato scritto “due quadri con due puttini picciolini” in mezzo ad una raccolta di ritratti di famiglia Pico-Este, infatti Alessandro I aveva sposato la figlia di Cesare d’Este nel 1603, e poi di nuovo nell’inventario del 1704 dei dipinti prelevati dal castello di Mirandola da Francesco Maria Pico ritrovavo menzionati due dipinti con bambini del Correggio (Schedoni copiava lo stile del Correggio e aveva lavorato per gli Estensi a Modena nel periodo del matrimonio tra Alessandro e Laura facendo molti ritratti della famiglia Este), quindi ho considerato l’ipotesi che Alessandro I avesse ricevuto i due ritrattini, probabilmente raffiguranti bambini di casa d’Este, proprio dal suocero per metterli nel Palazzo Ducale di Mirandola; difficilmente Eugenio di Savoia avrebbe potuto comprare i quadri dello Schedoni direttamente dagli Estensi agli inizi del 700 quando formò la sua raccolta d’arte ma tramite l’ultimo discendente dei Pico, Francesco Maria, che vendette la raccolta di quadri sì”.