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A Camposanto posata la prima pietra dell’edificio per anziani e disabili Casainsieme

da | Feb 23, 2019 | Camposanto | 0 commenti

CAMPOSANTO – Sabato a Camposanto è stata posata la prima pietra dell’edificio per anziani e disabili Casainsieme. CasaInsieme – spiega una nota dell’Asp –  è il progetto di cohousing sociale per anziani, persone con disabilità e persone fragili ideato e realizzato da ASP Comuni Modenesi Area Nord all’indomani del terremoto. Cinque nuclei CasaInsieme sono già stati realizzati in altrettanti comuni fra i nove soci di ASP: Mirandola, Medolla, San Felice sul Panaro, Finale Emilia, San Prospero. Prossimamente terminerà il cantiere di CasaInsieme a Cavezzo.

Sabato ha preso avvio il cantiere di Camposanto, con la cerimonia di posa della prima pietra della costruzione di “CasaInsieme”, presso il cantiere in Via Gandhi, cerimonia che si è tenuta questa mattina e alla quale sono intervenuti il Presidente di ASP Paolo Negro, il Sindaco di Camposanto Monja Zaniboni, l’Assessore regionale Palma Costi, unitamente ai rappresentanti dei Donatori: Cassa Edili di Modena con Ance.
“Stiamo mantenendo l’impegno di realizzare una comunità CasaInsieme in ciascuno dei nove comuni soci di ASP colpiti dal terremoto – ha dichiarato Paolo Negro, presidente di ASP – quella della quale oggi diamo il via ai lavori è la settima comunità in cui realizziamo il progetto CasaInsieme, una processo di innovazione delle risposte di welfare. Avevamo preso l’impegno dopo il terremoto a non limitarci a ricostruire, ma a mettere in campo anche nuove risposte sociali alle famiglie, lo stiamo facendo”.
“Siamo felici ed orgogliosi di questa nuova iniziativa che offre una nuova proposta e un nuovo modello di residenzialità protetta ed assistita a Camposanto, come in tutta l’area nord – ha dichiarato Monja Zaniboni, sindaco di Camposanto – l’area che abbiamo scelto e messo a disposizione per la sua realizzazione consentirà una relazione di prossimità fra CasaInsieme, i servizi e la comunità locale”.
“CasaInsieme è l’iniziativa di innovazione dei servizi alla persona più innovativa del post terremoto – ha dichiarato Palma Costi, assessore regionale alla Ricostruzione – si muove nel solco della spinta di questo territori ad innovare, dal basso, le risposte sociali in relazione all’invecchiamento della popolazione, spinta che risale agli anni ’70 e giunge a piena maturazione anche con questa iniziativa”
Sono intervenuti anche i donatori che con una donazione di poco più di mezzo milione di euro hanno reso possibile, unitamente a risorse di ASP, questa nuova realizzazione che ha preso il via oggi: Cassa Edili di Modena, a seguito di una raccolta fondi lanciato dopo il terremoto da tutte le Organizzazioni datoriali (Ance) e sindacali del settore delle Costruzioni Edili.

L’intervento

La microresidenza sarà composta da 5 mini alloggi ed è caratterizzata da una sequenza di spazi che generano delle vere e proprie fasce specializzate quali spazi individuali (camere, piccole logge individuali), servizi condivisi (angolo cottura, servizi igienici assistiti, locali tecnici) e spazi conviviali (cucina e sala da pranzo, soggiorno per le attività collettive, logge comuni). Inoltre, dispone di un alloggio per l’operatore attraverso il quale si dà accesso controllato agli altri spazi abitabili.

Si tratta di un insieme di piccole unità abitative (monolocali o bilocali) che vengono aggregate, adattandosi al contesto in termini non solo dimensionali ma anche di previsione di quei dispositivi, attivi e passivi, volti alla produzione o al risparmio di energia e al comfort degli utenti. Agli spazi abitabili viene garantito un supporto assistenziale in costante contatto con la rete dei servizi di sostegno al domicilio, per le necessità che possano verificarsi.

Le soluzioni adottate consentono alle persone anziane/disabili con difficoltà non gravi di rimanere nella propria comunità di appartenenza in un contesto domiciliare, controllato e protetto che assicuri sia interventi assistenziali programmati (anche nelle 24 ore) che di pronto intervento, senza dover così anticipare un ricovero inappropriato in altra struttura. In questo modo si garantisce alle persone una domiciliarità che rispetti il bisogno di privacy e il mantenimento dell’autonomia. Si migliora la loro qualità di vita, sollecitando azioni quotidiane di gestione del sé, si prevengono l’isolamento e l’emarginazione favorendo rapporti e relazioni interpersonali e i ricoveri impropri, si dà sollievo alle famiglie.

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