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Il futuro della sanità per la Bassa: Ospedale di comunità e Casa della Salute. Tutto il resto, a 35 km di distanza

da | Mar 18, 2019 | In Primo Piano, Mirandola | 0 commenti

MIRANDOLA, FINALE E DINTORNI – Svelato il futuro della sanità per la Bassa: le parole chiave sono ospedale di comunità, a Mirandola e Finale Emilia, e Casa della Salute, a Mirandola, Finale e Cavezzo. Tutto il resto, a 35 km di distanza, a Modena.

E’ quanto emerge dall’ultima riunione della Conferenza territoriale sociale e sanitaria della provincia ultimo appuntamento prima delle prossime elezioni amministrative, in cui Massimo Annicchiarico, direttore generale dell’Ausl di Modena, ha fatto il punto sui progetti a Modena e sul territorio provinciale.

Sul piatto ci sono 48 milioni di euro messi a disposizione da Ausl, da Comuni, Regione e dall’Unione europea. Cosa arriverà nella Bassa? Qui da noi le parole chiave sono due: Ospedale di Comunità e Casa della Salute.

La Casa della Salute

ospedale mirandola

La Casa della Salute è praticamente un poliambulatorio dove trovano spazio gli studi dei medici di base, dei pediatri, l’ufficio vaccinazioni, lo spazio diabete, eccetera. A differenza del poliambulatorio, però, l’accesso è libero, un po’ come funziona nei Consultori femminili e per adolescenti.
Case della Salute ne sono previste, nei piano Ausl nell’immediato tre: a Mirandola, dove sono in corso i bandi di gara per realizzare la Casa della Salute nel corpo 2 dell’Ospedale Santa Maria Bianca (valore dell’investimento sette milioni e 788 mila euro), a Finale Emilia, dove è in corso anche il bando europeo da sei milioni di euro, e a Cavezzo, dove è in fase di progettazione il secondo stralcio dei lavori per il rinnovamento edilizio e ampliamento della attuale struttura costo 275 mila euro.

L’ospedale di Comunità

Discorso diverso è l’Ospedale di Comunità, che è previsto a Mirandola e a Finale Emilia.

Gli Ospedali di comunità sono strutture intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale, in sostanza un ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale per tutte quelle persone che non hanno necessità di essere ricoverate in reparti specialistici, ma necessitano di un’assistenza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio. Non vanno intesi  – scrive la Regione nella descrizione ufficiale di cosa intenda per Ospedale di Comunità come strutture ex novo, ma come la riconversione di posti letto per la degenza in strutture già esistenti, che vengono rimodulate all’interno del nuovo modello organizzativo.

Nell’Ospedale di Comunità le persone assistite sono: pazienti, prevalentemente con patologia cronica, provenienti da una struttura ospedaliera, per acuti o riabilitativa, che clinicamente possono essere dimessi da ospedali per acuti, ma non in condizione di poter essere adeguatamente assistiti a casa; pazienti fragili e/o cronici provenienti dal domicilio.

L’assistenza è erogata in moduli assistenziali, di norma, di 15-20 posti-letto, la responsabilità del modulo è di un responsabile Infermieristico, la responsabilità clinica è affidata a medici di famiglia o ad altro medico, mentre l’assistenza è garantita da infermieri presenti continuativamente nelle 24 ore, coadiuvati da altro personale (operatori socio-sanitari, oss) e altri professionisti quando necessario.
La durata media della degenza attesa ha una durata limitata, di norma non superiore alle 6 settimane.

L’Ospedale di Comunità, che non ha primari autonomi o strutture dirigenziali proprie, e in cui a tempo pieno c’è la presenza solo di infermieri e oss, è previsto a Mirandola e Finale Emilia e pare quindi concretizzarsi la paura dei tanti che temono un declassamento del Santa Maria Bianca.

L’hospice

L'ospedale-casa della salute di Finale

Per quanto riguarda la struttura di ricovero e di assistenza per malati terminali, utilizzata insieme ai servizi ospedalieri in programmi di cure palliative, per l’Hospice di San Possidonio non sono emerse novità dall’ultima  riunione della Conferenza territoriale sociale e sanitaria della provincia.
L’Hospice San Martino sarà realizzato nell’area dell’ex-Fornace di Budrighello a Ponte Pioppa di San Possidonio,  a 12 chilometri da Carpi e a 11 da Mirandola.  Si contava molto su un investimento della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, visto che la struttura è a metà strada tra la Bassa e Carpi, ma i carpigiani al momento non paiono interessati. “La Realizzazione – spiega una nota della Provincia- è già avviata con l’acquisto del terreno e la raccolta fondi ad opera della Fondazione Hospice”. Di certo siamo ancora lontani dalla posa della prima pietra.

Il punto nascita dell’ospedale di Mirandola

C’è un grande investimento pubblico sul Punto Nascita di Mirandola. Open day, convegni, iniziative di comunicazione. Ma la certezza che rimarrà aperto c’è solo fino al 2019. E’ quello che c’è scritto, nero su bianco, sui documenti ufficiali del Ministero della Salute, in cui si spiega che sì, per il momento non è prevista la chiusura dei quel raparto del Santa Maria Bianca, ma solo per ora e perchè siamo una zona terremotata. E’ una “deroga temporanea”. A fine 2019, se ne riparlerà.

Si vedrà se e come sono state realizzate le prescrizioni del Ministero. Saranno riuscite Regione e Ausl a garantire la fidelizzazione delle donne e che qui avvengano almeno 500 parti l’anno? C’è a Mirandola  un servizio, tecnicamente parlando, di primo livello,in cui ad esempio è garantita la presenza 24 ore su 24 di anestesista, ginecologo, pediatra e ostetriche? Si tireranno le fila di tutto e si deciderà il destino del Punto nascita di Mirandola.

 

Le promesse della Regione e la campagna elettorale

Solo pochi mesi l’assessore regionale Sergio Venturi metteva la mano sul fuoco sul fatto che nessuno volesse il declassamento dell’ospedale di Mirandola

“Ipotizzare un declassamento dell’ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola, sul quale tanto abbiamo investito, soprattutto dopo il sisma, è un’ipotesi priva di ogni fondamento. In questi anni, infatti, è successo esattamente il contrario: nel periodo 2012-2019, l’Azienda Usl di Modena ha destinato al nosocomio investimenti per più di 20 milioni di euro, 16 per il ripristino della struttura danneggiata dal terremoto e oltre 4 per interventi edilizi, strutturali e impiantistici per la ristrutturazione del Corpo 2 e l’adeguamento del Centro prelievi”. Così l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, risponde al consigliere della Lega, Stefano Bargi.

“Anche nell’ultimo triennio- prosegue l’assessore- è proseguito il potenziamento dell’Ospedale, in relazione ai bisogni di salute della comunità mirandolese. Nel 2018 il numero dei letti è salito da 122 a 126 e arriverà a 130 nel corso del 2019. Inoltre, con 10 posti letto (6 all’interno della lungodegenza e i 4 aggiuntivi aperti nel corso del 2018) dedicati ai pazienti ortopedici e neurologici (post-ictus o successiva ad interventi di protesica) e un’equipe multidisciplinare composta da fisiatra, fisioterapista e medico internista, Mirandola è divenuta il centro dell’attività ortopedico-riabilitativa dell’area Nord”.-
Inoltre, “sono state valorizzate le specificità delle attività in Area medica, con la definizione di tre aree di identità prevalente: Cardiologia, Medicina e Pneumologia. Quest’ultima è il punto di riferimento provinciale per l’assistenza di pazienti con SLA e Distrofia muscolare in telemedicina, nonché Hub del percorso diagnostico/terapeutico e di follow up per i disturbi del sonno”.

Ora, in campagna elettorale, il tema ospedale di Mirandola è caldissimo. E’ il cavallo di battaglia della candidata sindaca del Movimento 5 Stelle, Nicoletta Magnoni, mentre Forza Italia ne chiede da tempo “uno decente” e adesso persino il candidato del centrosinistra, Roberto Ganzerli, ha detto che Mirandola merita un ospedale con la O maiuscola, un Ospedale d’Area, come quello di Carpi

(Redazione Sul Panaro)

 

IL RESOCONTO DELL’ULTIMA RIUNIONE DEL CTSS, IL COMUNICATO STAMPA UFFICIALE

Quarantotto milioni per i nuovi servizi territoriali: sette nuove case della salute e gli hospice

Sono sette le Case della Salute che saranno realizzate dall’Ausl di Modena in tre anni in tutta la provincia, con un costo di 27 milioni di euro; a queste si aggiungono i progetti sugli ospedali di comunità e gli hospice, per un investimento complessivo di 48 milioni di euro messi a disposizione dall’azienda stessa, da Comuni, Regione e dall’Unione europea.

In occasione della Conferenza territoriale sociale e sanitaria della provincia di Modena, che si è svolta nei giorni scorsi, Massimo Annicchiarico, direttore generale dell’Ausl di Modena, ha fatto il punto sui progetti a Modena e sul territorio provinciale (vedi comunicato n. 123), a partire dai potenziamenti sulle Case della Salute, per le quali è previsto un investimento complessivo che supera i 27 milioni di euro.

«Un piano ambizioso –  ha sottolineato Gian Carlo Muzzarelli, copresidente della Conferenza alla quale partecipano sindaci e rappresentanti delle aziende sanitarie – che abbiamo condiviso con l’obiettivo di fare un ulteriore salto di qualità alla nostra sanità che sarà più moderna, con nuovi servizi territoriali, ma soprattutto più vicina ai cittadini. Questi “luoghi della salute” nel territorio – ha aggiunto Muzzarelli – offrono risposte ai principali e più frequenti bisogni dei cittadini, con la presenza, in un’unica sede, ben riconoscibile ed accessibile, di una pluralità di servizi e di professionisti».

La prima ad essere ultimata entro l’estate sarà quella di Modena nord, in via Levi Montalcini, che ha un costo di cinque milioni e 800 mila euro; diventerà punto di riferimento per quasi 50 mila modenesi residenti nell’area e si rivolgerà prevalentemente alla salute di bambini, adolescenti e famiglie, ma includerà anche servizi per adulti e cronicità.

Poi ci sono le altre due Case della salute, in via Panni (all’istituto Charitas) con il progetto in corso, per un investimento di quasi cinque milioni, e nel complesso ex Estense (Modena Estense) dove il Comune sta effettuando il consolidamento antisismico cui seguiranno, nel 2020, le finiture edilizie e impiantistiche, finanziate dall’Ausl, per un investimento di un milione 700 mila euro.

A queste strutture si aggiungeranno, sempre a Modena, la nuova sede della Medicina dello Sport, del valore di 800mila euro, il nuovo Sert, progetto da un milione 500 mila euro, e un riordino complessivo di diverse sedi territoriali, con nuovi spazi e un investimento di un milione e 140mila euro.

«Un piano – ha precisato Annicchiarico – che prosegue con slancio nella riprogettazione dell’intera rete sanitaria territoriale attraverso sette nuove Case della Salute già progettate e finanziate che si aggiungono alle 11 attualmente esistenti, mentre accanto ai due Ospedali di comunità attivi ve ne sono altri due già in programma».

Nel corso dell’intervento Annicchiarico ha anche parlato degli hospice, la struttura che garantisce le cure palliative in regime residenziale a malati che non possono essere assistiti a domicilio, attraverso apposite equipe: tre in programmazione, a partire da quella, ormai in dirittura di arrivo, di Castelfranco Emilia, seguita da quella prevista nell’area sud, già presente nel piano investimenti per tre milioni e 822 mila euro, e quella dell’area nord, già avviata con l’acquisto del terreno e la raccolta fondi ad opera della Fondazione Hospice.

I  progetti nel resto della provincia a Carpi e Mirandola, l’hospice a Castelfranco

Per quanta riguarda la programmazione della Case della salute sul territorio provinciale, a Carpi di recente sono stati affidati di nuovo, i lavori per riprendere la costruzione della struttura, un’opera da quasi quattro milioni di euro interamente finanziati dall’Ausl.

A Castelfranco Emilia sarà presto ultimata la nuova piattaforma chirurgica della Casa della salute, struttura che sarà arricchita anche dal primo hospice dell’area di Modena (apertura prevista per novembre 2019) e dalla riqualificazione edilizia dell’Ospedale di Comunità (OsCo).

Sono in corso i bandi di gara per la realizzazione della Casa di Mirandola, nel corpo 2 dell’Ospedale Santa Maria Bianca (valore dell’investimento sette milioni e 788 mila euro), cui seguirà la realizzazione dell’Osco con un ulteriore investimento di 2 milioni 800mila euro.

È in corso anche il bando europeo da sei milioni di euro per la Casa delle salute di Finale Emilia alla quale si aggiungerà l’OsCo, portando l’investimento su quella sede a un totale di nove milioni e 309 mila euro.

Sempre sull’area nord è in fase di progettazione a Cavezzo il secondo stralcio dei lavori per il rinnovamento edilizio e ampliamento della Casa della salute, costo 275 mila euro.

Nel distretto di Sassuolo sta per essere inaugurata la Casa della salute di Sassuolo ed è imminente la presentazione del progetto esecutivo già realizzato per un investimento di 510 mila euro per quelle di Formigine e Casinalbo (su due sedi, una nell’attuale poliambulatorio Ausl).

Ristrutturazioni ultimate, infine, a Fanano e Guiglia, attraverso bandi europei per lo sviluppo delle strutture polifunzionali socio-assistenziali, promossi dalla Regione Emilia Romagna.

La riorganizzazione dei servizi nuove reti, ridotti i tempi di attesa 

 

Nella sua relazione alla Conferenza territoriale sociale e sanitaria, Massimo Annicchiarico, direttore generale dell’Ausl di Modena, ha fatto il punto anche sulla riorganizzazione dei servizi.

Negli ultimi quattro anni, infatti, molti percorsi sono stati completamente rivisti, tra questi le reti della Diabetologia, dei Disturbi cognitivi e delle Cure palliative,  «nell’ottica – ha sottolineato Annicchiarico – di una miglior risposta all’evoluzione dei bisogni dei cittadini e di un’attenzione specifica anche alle fasi di prevenzione e promozione della salute».

Poi c’è il lavoro sui tempi d’attesa per le prestazioni specialistiche monitorate dalla Regione Emilia Romagna, tutte garantite dall’Ausl di Modena in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Ospedale di Sassuolo nei tempi previsti (30 giorni per le visite specialistiche e 60 per gli esami di diagnostica), così come per i tempi d’attesa per gli interventi chirurgici programmati oggetto di monitoraggio regionale.

In questo ambito le performance sono ulteriormente migliorate negli ultimi sei mesi, consentendo di raggiungere il traguardo del 99 per cento di interventi erogati entro i tempi previsti per ciascuna classe di priorità (30, 60 e 180 giorni).

 

 

 

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