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Minori, parte tra le polemiche la Commissione regionale d’inchiesta

da | Ago 27, 2019 | In Primo Piano, Mirandola | 0 commenti

“Cercare la verità nella massima trasparenza e con il massimo impegno, tutte le sedute di questa commissione saranno trasmesse in dirette streaming (potranno essere seguite online sul portale dell’Assemblea legislativa); accoglieremo tutte le proposte di audizione (pervenute già più di 60 richieste), anche le più delicate (comprese quelle relative a persone indagate): questo per testimoniare, al di là delle polemiche che ci sono state, che questa commissione ha intenzione di lavorare seriamente e di cercare fino in fondo la verità. Non quella politica, ma quella che riguarda il bene dei bambini che è il nostro unico faro”. A dichiararlo è il presidente della commissione assembleare speciale d’inchiesta che si occuperà del sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, Giuseppe Boschini, che in seduta ha chiesto la massima disponibilità dei commissari, con l’obiettivo di esaurire il lavoro dello stesso organo entro il 10 novembre, con la presentazione di una relazione scritta, che dovrà poi essere approvata dal parlamento regionale.

La programmazione prevede due sedute settimanali (con tre audizioni attese per ogni singolo appuntamento). La vicepresidente della commissione Raffaella Sensoli ha chiesto, relativamente ai lavori, di “sfruttare anche la giornata del venerdì”, mentre l’altro vicepresidente, Igor Taruffi, ha ribadito la necessità preminente di “produrre un risultato”.

La commissione ha poi ascoltato il coordinatore della commissione tecnica regionale di valutazione del sistema di tutela dei minori (organo istituito dalla Giunta a fine luglio che avrà il compito di valutare il sistema regionale di tutela dei minori), il neuropsichiatra infantile milanese Giuliano Limonta. L’obiettivo, ha ribadito il relatore, “è quello di comprendere le distorsioni del sistema, per avanzare proposte che rafforzino i meccanismi a protezione dei minori”. Su Reggio Emilia, Limonta ha poi precisato che non è previsto un particolare focus: “Non ci è stato chiesto uno zoom sull’inchiesta reggiana, anche se ovviamente ne terremo conto”. I fatti oggetto dell’indagine, ha quindi rimarcato, “rappresentano un indicatore rilevante di criticità, sono due i punti chiave da verificare: le procedure di allontanamento dei minori e l’utilizzo della risorsa dell’affido e dell’affidamento familiare”. Questa commissione tecnica, ha quindi concluso, “vuole determinare le disfunzioni del sistema, per proporre ipotesi di miglioramento e ristrutturazione (anche sui controlli), garantendone la governance”.

Per Giancarlo Tagliaferri (Fdi) il tema centrale è quello dell’accesso agli atti documentali, per garantire alla commissione d’inchiesta di lavorare in modo efficace: “Le linee guida regionali devono necessariamente essere state tradotte in accordi locali dai quali discendono i protocolli operativi utilizzati dagli operatori. Abbiamo quindi presentato una richiesta di accesso a questi atti. La risposta dovrebbe essere fornita in cinque giorni, ma la Giunta ha riferito che per la complessità della richiesta non potrà fornire questi documenti prima del 29 settembre. La commissione tecnica se non ha già preso visione di questi atti cosa ha fatto fino ad oggi? Evidentemente, anche il presidente Bonaccini è troppo impegnato in campagna elettorale per occuparsi dei fatti di Bibbiano, ma questo già si sapeva”. Sarebbe utile sapere, ha concluso, “se quanto accaduto a Bibbiano costituisca una degenerazione limitata a un determinato territorio o se invece sia rappresentativo di un sistema generalizzato in regione”.

È poi intervenuto Massimiliano Pompignoli (Ln) criticando il lavoro della commissione tecnica: “Non si può ignorare quello che sta emergendo dalle indagini reggiane, la commissione tecnica, istituita frettolosamente da Bonaccini per pararsi un po’…, ci deve dire cosa non ha funzionato a Bibbiano”. Perché, ha chiosato il consigliere, “non ci si è accorti di nulla prima del giugno 2019? Bibbiano è un’eccezione o una buona regola diffusa anche nel resto della regione?”. Sulla stessa linea anche Stefano Bargi (Ln), che chiede di arrivare a un sistema di monitoraggio più efficace: “Il caso specifico della Val d’Enza è un ‘alert’, una spia di quello che potrebbe accadere in altri luoghi della regione e che è già accaduto nel modenese negli anni ‘90. Siamo in grado di monitorare il sistema affidi e rilevare eventuali anomalie? Abbiamo già assodato un sistema di controllo?”. Sempre dal Carroccio, con Daniele Marchetti, arriva la richiesta di collaborazione tra commissione tecnica di giunta e commissione d’inchiesta assembleare: “Rivediamoci prima di fine ottobre per portare avanti un lavoro condiviso e trovare soluzioni”.

“La commissione tecnica della giunta, lei ha detto, non si può occupare di Bibbiano e Val d’Enza. Credo sia una deficienza”, ha sottolineato Michele Facci di Fratelli d’Italia rivolto a Limonta. “Se non si parte da quel contesto e da quelle carte giudiziarie, il lavoro è più difficoltoso. Noi come commissione assembleare dobbiamo fare una valutazione completa, documentata e politica della questione”. Per Fabio Callori (Fdi) è necessario concentrarsi sui sistemi di verifica e di controllo e introdurre “stringenti” linee di indirizzo regionali: “La Regione ha fatto verifiche sull’operato dei servizi territoriali? In futuro tutto questo non deve più succedere, non ci deve essere assoluta discrezionalità sugli affidi. Serve un controllo superiore”.

Secondo Silvia Piccinini del Movimento 5 stelle il lavoro della commissione tecnica non può prescindere dalle vicende giudiziarie: “Lo trovo grave, il nostro obiettivo è capire cosa è successo perché non si ripeta più”. Partendo dal tema delle esternalizzazioni dei servizi di psicoterapia: “Il pubblico è in grado oggi di garantire il servizio senza ricorrere a privati? Serve un approfondimento”.

“Come Regione non possiamo fare un’inchiesta, non ne abbiamo i poteri”, ha rimarcato Paolo Calvano del Partito democratico in replica al focus delle opposizioni sul caso Bibbiano. “Noi dobbiamo verificare se nei procedimenti ci siano dei vulnus che possano facilitare chi vuole mettere in atto azioni criminose. Se ci sono, dobbiamo pensare a interventi legislativi che possano evitarlo. Servono soluzioni concrete a tutela dei minori e delle famiglie”.

LE ALTRE REAZIONI DEI PARTITI

“Lo avevamo detto all’indomani della composizione dell’ufficio di presidenza: la Commissione regionale che deve indagare sui fatti di Bibbiano e sul sistema Affidi in Emilia Romagna non può essere guidata da Pd e 5 Stelle con l’esclusione del centrodestra. Ebbene, quella critica che avanzammo un mese fa ora diventa un imperativo categorico: se dovesse formarsi, come sciaguratamente sembra, un governo giallo-rosso nazionale, l’ufficio di presidenza di questa commissione dovrebbe dimettersi e andrebbe rivotato lasciando spazio all’opposizione di centrodestra”. Così il capogruppo di Forza Italia Andrea Galli interviene nel giorno della prima audizione della Commissione sui fatti di Bibbiano.

“L’eventuale presenza di reati sarà la magistratura a verificarla, ma se c’è una cosa sulla quale questa Commissione può a pieno titolo indagare è se le direttive regionali sono state rispettate o meno, se esse siano poi state tradotte nei protocolli operativi utilizzati, oppure no, sul perché il sistema di verifica e monitoraggio messo in atto dalla Regione non abbia colto anomalia alcuna fino a quando il bubbone è scoppiato in tutta la sua drammaticità”, ha invece commentato Giancarlo Tagliaferri, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

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