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A Nonantola speciale annullo postale per il 300° anniversario della nascita di Andrea Placido Ansaloni

da | Nov 22, 2019 | Nonantola | 0 commenti

NONANTOLA – A Nonantola speciale annullo postale per il 300° anniversario della nascita di Andrea Placido Ansaloni.

Poste Italiane, in occasione del 300° della nascita di Andrea Placido Ansaloni, su richiesta del Centro Studi Storici Nonantolani A.P.S, ha approntato un servizio temporaneo con speciale annullo postale che si potrà ottenere domenica 24 novembre dalle 10.30 alle 16.30 nello spazio allestito presso il Palazzo Abbaziale in Piazza Caduti Partigiani, 6 a Nonantola.
Nei giorni successivi alla manifestazione, i marcofili e coloro che volessero richiedere l’annullo possono inoltrare le commissioni filateliche a Poste Italiane / U.P. Modena Centro / Sportello Filatelico Via Modonella, 8 – 41121 Modena (tel. 059 2053939).
Poste Italiane attiva Servizi Filatelici Temporanei dotati di bolli speciali che riproducono con scritte e immagini il tema di manifestazioni legate ad eventi di notevole interesse culturale, economico e sociale: convegni, congressi, raduni, fiere, mostre, celebrazioni di eventi storici, manifestazioni filateliche, sportive, culturali, umanitarie, anniversari di personalità non viventi, inaugurazioni di opere pubbliche di particolare rilevanza locale o nazionale.
Il servizio è rivolto a chi intenda pubblicizzare e storicizzare il proprio evento con la realizzazione del bollo speciale (Enti Pubblici o privati, Associazioni, Società, Partiti Politici, Organizzazioni sindacali, comitati promotori o organizzatori di manifestazioni).

ANSALONI SULLA TRECCANI

ANSALONIAndrea Placido. – Nacque il 5 ott. 1719 a Nonantola e compì gli studi nel seminario di quell’abbazia. Entrato nello stato ecclesiastico, nel 1745 era parroco di Formigine (Modena); l’anno appresso conseguiva a Modena la laurea in teologia, cominciando quindi ad insegnare prima filosofia e poi teologia nel seminario dell’abbazia di Nonantola.

Nel 1754 fu creato rettore della parrocchia di S. Giovanni Battista di Gaggio. Si dedicava nel frattempo a studi astronomici, che culminarono, secondo quanto afferma il Montagnini, nella pubblicazione di Effemeridi, edite sotto lo pseudonimo di “Celiarco del Redutto astronomo malinconico”. Ma ben presto gli interessi dell’A. si volsero alla storia dell’abbazia di Nonantola, fino allora del tutto ignorata. Sollecitato anche dal desiderio di riaffermare gli antichi privilegi e possessi del monastero, egli si diede a raccogliere a tal fine documenti e memorie. Nel 1758 fu a Roma, ove compì proficue ricerche nella Biblioteca Vaticana e usufruì dei consigli di G. Bianchini. La nomina a vicario della diocesi, ottenutagli nel 1760 dal vicario D. Baccarini, che molto lo apprezzava, gli permise di conoscere con esattezza lo stato dei possessi abbaziali e le loro caratteristiche. Nel 1763, inoltre, cominciò “a formar qualche idea”, com’egli stesso dichiarava più tardi (cfr. Santi, p. 218), dell’archivio del monastero, che lo stesso Muratori aveva ritenuto disperso e che conservava ancora, invece, circa cinquemila pergamene.

Una grave malattia, che lo colse nel 1765, e le sempre più gravi cure amministrative (dal 1775 fu fatto vicario generale dell’abbazia, essendo morto il Baccarini), fecero sì che l’A. lasciasse allo stato di informe abbozzo il materiale documentario che aveva fin’allora raccolto (egli stesso parla di “miscellanee” e “zibaldoni”: cfr. Santi, p. 254) e non portasse neppure a termine il riordinamento dell’archivio, del quale pure redasse un indice sommario nel 1779 per il cardinale commendatario Alessandro Albani. Sostituito a questo, morto nel 1780, il cardinale Francesco Maria d’Este, la redazione di una monumentale storia dell’abbazia di Nonantola fu affidata a Girolamo Tiraboschi, il quale fin dal gennaio 1781 cominciò a valersi dell’assiduo aiuto dell’Ansaloni. Era quello un periodo in cui i privilegi del monastero erano contestati dalla Camera ducale degli Estensi; e l’A. sperava che il Tiraboschi trovasse modo di riaffermarli in modo inoppugnabile nella sua opera (cfr. Santi, pp. 303 s.).

Fra il 1781 e il 1784 l’A., aiutato anche dal fratello Giovanni Carlo, rinvenne un gran numero di documenti che riordinò sommariamente in diverse serie alfabetiche e inviò al Tiraboschi a Modena: “Se gli esorcismi valessero a trovar pergamene – scriveva nell’aprile del 1784 (Santi, p. 321) – avrei spesso la stola al collo. Non entro nell’archivio volta che non cerchi, e per l’abito contratto mi trovo di osservare a carta per carta de’ mazzi già veduti e riveduti”. Ma non si limitava a fornire documenti: la copiosa corrispondenza col Tiraboschi è ricca di notizie, spunti critici, alberi genealogici, appunti di ogni genere, con i quali accompagnava gli invii quasi giornalieri di pergamene; e il suo zelo di erudito autodidatta e la sua incapacità di discernere quello ch’era essenziale dalla pura curiosità erano tali che il Tiraboschi fu costretto a frenarlo: “Ella ben vede che la storia non può occuparsi in simili minutezze… uno storico non può trattenersi in ragionare di tali cose, che son proprie più di una allegazione, che di una storia” (10 genn. 1784; Santi, p. 291).

Comunque gli elenchi di abati nonantolani, con sommarie notizie, da lui forniti al Tiraboschi e inseriti nella corrispondenza, e la relazione dello Stato presente dell’abazia di Nonantola stesa nel 1781 (Santi, pp. 374-380) rivelano un intelletto chiaro e preciso e una notevole capacità di elaborare i risultati delle più svariate e accurate ricerche erudite.

A queste sue fatiche va aggiunto, secondo il Montagnini, un Trattato intorno al culto e venerazione delle reliquie dei santi, scritto in età matura.

L’A. fu amico, oltre che del Tiraboschi, anche del Baruffaldi, del diplomatista e storico G. G. Trombelli, di S. Calindri, che nel 1786 lo aiutò a redigere un indice dei documenti più antichi dell’archivio di Nonantola e che da lui ricevette molte preziose notizie.

Morì il 17 nov. 1791 e fu seppellito nella chiesa abbaziale di Nonantola, ove una lapide dettata dal Tiraboschi ne ricorda ancora i meriti di erudito e di pio religioso.

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