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Tragedia a Carpi, uccide il figlio disabile poi si toglie la vita

da | Mag 14, 2020 | In Primo Piano, Carpi, In primo piano, Cronaca | 0 commenti

CARPI – Tragedia nella mattinata del 14 maggio in una villetta di via Longhena a Carpi. All’interno dell’abitazione sono stati trovati i corpi senza vita di padre e figlio, l’uomo 68 anni il giovane 37. Sul posto si sono subito recati i carabinieri di Carpi insieme al comandante Alessandro Iacovelli.

La moglie dell’uomo, rientrando a casa dopo la spesa, ha trovato la porta chiusa dall’interno ha chiamato subito i Carabinieri, che quando sono riusciti a entrare hanno fatto la terribile scoperta. Pare che sia stato il padre a soffocare il figlio disabile con un sacchetto di plastica in testa, per poi togliersi a sua volta la vita.

Sul posto oltre ai sanitari del 118 anche i vigili del fuoco.

E’ nel frattempo arrivata una dichiarazione del Sindaco Alberto Bellelli, in merito a quanto successo in via Longhena:

«Quella che è accaduta stamattina in via Longhena è una vicenda tragica, che sta scuotendo tutti i Carpigiani, tutta la città: ovviamente anche il sottoscritto.
Il mio primo pensiero va a quella donna – mamma e moglie – che si ritrova oggi in una condizione drammatica e incomprensibile.
Faccio un appello a tutti a essere cauti nel giudizio, perché non è il momento di precipitose frasi fatte e della ricerca per forza di un colpevole nella vicenda. Appena appresa la notizia mi sono sincerato, con l’Assessore alle politiche sociali, quali fossero i rapporti della famiglia in questione con le istituzioni e i servizi: il ragazzo frequentava un centro diurno per disabili, e come tutti i ragazzi che hanno vissuto in questi giorni la chiusura di quei centri diurni, lui e la sua famiglia sono stati raggiunti dalle telefonate che periodicamente facciamo per sapere qual è la situazione, se si riscontrano particolari difficoltà. Nell’ultima telefonata, risalente alla settimana scorsa, secondo le informazioni riportate dalla famiglia era tutto a posto, andava tutto bene; cioè non venivano rilevate cose particolari, anzi la famiglia chiedendo quando sarebbero potuti accedere al servizio del centro diurno, si preoccupava della salute del figlio dicendo che avrebbero preso la cosa con estrema cautela, data la fragile condizione sanitaria del ragazzo in un momento così delicato.
Quindi né le istituzioni né il gestore di quel servizio hanno mai lasciato sola quella famiglia. Ma questo ovviamente non consola, non consola perché dietro a un fatto come questo risalgono tantissime motivazioni e soltanto una parte di queste può essere anche solo lontanamente comprensibile dai più.
Questo è il momento del rispetto, del cordoglio. E per questa città anche il momento di capire che accadono cose, fra le mura domestiche, che sono drammatiche e che non dobbiamo mai perdere la cultura dell’interessarsi al nostro prossimo: questa volta la famiglia non era stata lasciata sola, però quella famiglia stava probabilmente vivendo qualcosa che nessuno è riuscito a capire.
Da questo punto di vista il mio appello è alla riflessione, alla comprensione, a non lasciarsi andare a giudizi che risulterebbero fuori luogo.
Mi risulta inoltre che in queste settimane ci siano state anche video-chiamate e chat, perché poi chi frequenta un luogo come quello di un centro diurno per disabili diventa una famiglia in una famiglia: e questo è un ulteriore elemento a sostegno del fatto che la qualità della vita e dei servizi, in particolare sui disabili, ha fatto in modo che tante famiglie decidessero di venire qua, per quella qualità della vita che non è soltanto frutto dei servizi ma è soprattutto frutto di una cultura di comunità. Anche se, ribadisco, purtroppo questo non consola dinanzi a quanto accaduto.»

alessandro iacovelli

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