Mentre a Mirandola sono stati stanziati 20 mila euro per smantellare il campo nomadi vicino al cimitero e mandare via i suoi abitanti in un altro comune, a Camposanto si spende dieci volte tanto, 200 mila euro, per rendere più abitabile e sicuro il campo nomadi sotto alla stazione dei treni. Giunte di centrosinistra – per la cronaca – in entrambi i casi.
Se la situazione a Mirandola ancora non si è risolta (la cascina di Moglia che i nomadi mirandolesi avrebbero dovuto acquistare all’asta fallimentare non è più disponibile e si guarda altrove, verso Revere), a Camposanto si procede invece col vento in poppa.
Il progetto di riammodernamento del campo nomadi presentato in regione l’anno scorso è infatti stato approvato e in questi giorni si sono viste nuove casette comparire comparire vicino alle roulotte. Il progetto pubblico prevede infatti “la realizzazione di micro-aree familiari per l’inclusione sociale di rom e sinti”. A pagarli, il Comune di Camposanto con circa 38 mila euro e la Regione con circa 160 mila euro. “Si tratta di un’area abitata da una famiglia ormai camposantese a tutti gli effetti dove, spiegava alla presentazione del progetto la sindaca Antonella Baldini, «è presente anche un ragazzo disabile che avrebbe notevoli benefici da una sistemazione della zona e da un contesto più ordinato. Basta pensare, ad esempio, a sostituire la ghiaia del giardinetto con un terreno su cui possa essere spostato agevolmente».
Ma l’opposizione non ci sta: “Siamo in emergenza furti a Camposanto, ma non si spendono soldi per la sicurezza dei cittadini”, osserva Mauro Neri consigliere comunale di Camposanto e dell’Unione. Si preferisce spendere 200.000 euro per rifare un Campo nomadI con casette, servizi igienici , gognature, acqua, luce e gas … insomma tutto a nostre spese. I nomadi sono ancora nomadi? Sono arrivati più di 50 anni fa e non sono più andati via , si sono Stabiliti a Camposanto perdendo così lo status di nomadi ,sono a tutti gli effetti cittadini italiani , quindi soggetti alle leggi e regole italiane. Si suppone quindi che per l’amministrazione comunale ci sono cittadini di serie B e di serie A, ma anche quelli di serie B sono sempre gli italiani.
Rom e Sinti in Emilia-Romagna, i dati
In Emilia-Romagna, secondo i dati ufficiali aggiornati a novembre 2015, sono presenti 3.077 persone di etnia Rom e Sinti (lo 0,067% della popolazione regionale, di cui 1.081 minori, ovvero il 35,13%). La quasi totalità ha la cittadinanza italiana (95,9%). Vivono in 182 tra campi e aree (82 pubblici e 100 privati). I campi considerati di grandi dimensioni (ospitanti da 71 a 130 persone) sono 6, 8 quelli che ospitano da 41 a 70 persone. Quelli più piccoli (massimo 40 persone), perlopiù privati, sono 160. Le province con il maggior numero di campi e aree sono Reggio Emilia (76 insediamenti per 1295 persone), Bologna (29 insediamenti per 509 persone), Modena (35 insediamenti, 585 persone), Piacenza (9 insediamenti, 180 persone) e Rimini (14 insediamenti, 197 persone). Dal 2003 al 2012, le persone inserite dai Comuni negli alloggi hanno raggiunto una quota considerevole: 568 in 123 appartamenti.
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