“L’allagamento dell’ospedale di Mirandola avvenuto lunedì sera dimostra ancora una volta lo stato precario in cui versa il nosocomio della Bassa”. Così in una nota Marian Lugli, consigliere comunale di Forza Italia, sull’allagamento dell’ospedale a causa del maltempo che ha colpito anche Mirandola nel pomeriggio di lunedì 4 giugno.
“Nonostante le promesse e gli investimenti sbandierati – prosegue Lugli – ad oggi i servizi sanitari forniti dall’ospedale di Mirandola sono in calo e lo stesso edificio dimostra evidenti problemi. Non vi è nessuna soddisfazione nel dirlo, ma constato tristemente come il mio sì al referendum del 2015 per salvare il nostro ospedale e riportarlo alle condizioni pre-sisma fosse sacrosanto. Ricordo che in quella occasione il quorum venne solo sfiorato a causa del boicottaggio del Pd in Regione e in Comune col sindaco Benatti che invitò vergognosamente alla astensione, parlando di referendum farsa assicurando che l’ospedale non rischiava alcun taglio”.
Parole, quelle di Marian Lugli, sottoscritte anche dal consigliere regionale di Forza Italia Andrea Galli che sollecita sul caso la Regione del presidente Bonaccini. “Finora il Pd non ha mantenuto le promesse sull’ospedale di Mirandola, a partire da quella relativa al mantenimento dei posti letto che, come risposto recentemente dalla stessa Ausl al Comitato Salviamo l’ospedale della Bassa, sono solamente 130 a fronte dei 198 previsti dal Pal pre-sisma – spiega Andrea Galli -. Questo tradire la parola data lascia spazio a serie preoccupazioni sul futuro dell’ospedale: ricordo che la deroga alla chiusura del punto nascite di Mirandola scade nel 2019 e il reparto di ostetricia potrebbe fare la scellerata fine di quello di Pavullo”.
“È poi inaccettabile che nonostante i milioni spesi in ammodernamenti, 7,7 milioni di euro messi sul tavolo dall’Ausl appena due anni fa, l’ospedale di Mirandola finisca sott’acqua alla prima pioggia – chiudono Andrea Galli e Marian Lugli -. Ricordiamo che questo ospedale dà riposte sanitarie a una utenza complessiva di quasi 90mila persone”.
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