“Ammonta a ben 3.520.900 euro l’importo speso dai Servizi Sociali di Mirandola e dell’Ucman e dall’Ausl di Modena per assistere i 18 bambini coinvolti nei presunti casi di pefodilia nella Bassa modenese”, scrive Antonio Platis (Forza Italia), annunciando un esposto presso la Corte dei Conti.
Scrive ancora il consigliere comunale mirandolese: “Il dato – dopo infinite peripezie – è stato finalmente reso pubblico e si compone di 1.311.500 per le spese di affido e di 2.209.400 per le spese di cura e psicologiche.
Per dare meglio l’idea dell’ordine di grandezza della vicenda, possiamo equiparare la spesa sostenuta dalla piccola comunità della Bassa modenese a due anni di tassazione Irpef per tutti i dipendenti residenti nel comune di Mirandola.
In pratica, se non ci fosse stata, tutti i dipendenti residenti a Mirandola non avrebbero pagato la quota comunale Irpef per due anni di fila. Una cifra mostruosa.
Un fatto estremamente strano che attenzioneremo ai Revisori dei Conti e alla Corte dei Conti stessa sono i continui affidamenti diretti, anche in anni recenti, sempre ai medesimi soggetti.
È interessante notare che i Servizi Sociali di Mirandola sostengono che fino al 2002 non erano necessarie cure ‘speciali’ in quanto i ragazzi erano seguiti direttamente “dagli operatori del servizio minori e da professionisti presenti nell’equipe
tutela”. Poi “data la complessità dei casi trattati, sia dal punto di vista socio/assistenziale che psicologico e psicoterapico, si assunse – dichiara l’Unione Area Nord – la decisione di affidare la cura e la terapia riparativa del danno a questo centro,
più attrezzato e specializzato sui temi dell’abuso. Nello specifico per 18 minori si rese necessario un intervento di sostegno e riparazione particolarmente intensivo, data la gravità del danno subito. La Convenzione con il Cenacolo Francescano fu poi “trasferita” nel 2008 all’Ucman, all’atto del ritiro delle deleghe sulla tutela minori, e rimase attiva fino al raggiungimento del 21esimo anno d’età dell’ultimo minore interessato dai terribili fatti della vicenda pedofili”.
Questa comunità ha incassato fino a 22.500 euro al mese e rappresenta, verosimilmente, visto che i Servizi Sociali dell’Unione non hanno fornito risposta precisa, buona parte dei 2.200mila euro spesi in cure.
Eppure già con il libro di Don Rovatti si denunciava che: “un assistente sociale e due psicologhe hanno fondato presso il Cenacolo Francescano di Reggio Emilia, il Centro Aiuto per il Bambino”.
In pratica i Servizi Sociali ci dicono – oggi – che nel 2002 non avevano professionalità adatte per curare i bambini e che si affidavano direttamente al Cenacolo Francescano – CAB di Reggio Emilia per il supporto specialistico.
La domanda sorge spontanea, ma se in quella struttura lavoravano parte dell’equipé che prima del 2002 era stata considerata insufficiente dopo il 2002 come poteva diventare eccellenza senza eguali?
La normativa sugli appalti è stata rispettata? Quelle spese sostenute dai cittadini della Bassa erano legittime e congrue?
Presenteremo un esposto per chiedere ai Revisori e alla Corte dei Conti di indagare perché pare evidente che qualcosa stoni”.
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